2016-05-25 17:56:00

Le parole necessarie. A Bologna la poesia entra in ospedale


"Solitamente l’ospedale è un ghetto. E’ vicino alla nostra vita feriale ma è come se ne fosse escluso. Questa iniziativa mira a rompere la barriera e a far partecipare la città, e le persone interessate alla letteratura e alla poesia, alla vita che brulica in questo luogo". Il poeta milanese Tommaso Di Dio ci racconta l'esperienza laboratoriale "Le parole necessarie" che lo vede coinvolto all'ospedale Sant'Orsola di Bologna dove, in collaborazione con il Centro di Poesia Contemporanea della città, si torna fino a fine maggio a proporre la scrittura poetica anche come canale di relazione. Opportunità a cui possono prendere parte operatori, medici, infermieri e pazienti.

"In ospedale non avviene solo il dolore ma anche la nascita, la degenza, la guarigione. Esperienze centrali dell'esistenza che qui trovano uno spazio di dialogo", continua Di Dio, che ricorda come l'anno scorso trascorse un periodo di tempo nel Reparto di Neonatologia facendo il 'poeta in corsia'. "Fu incredibile, a stretto contatto con la fatica della nascita e le migliaia di mani anonime che assitono i corpicini inermi ventiquattro ore su ventiquattro, senza che i bambini ne potranno serbare memoria. La nascita, mi sono reso conto, come sia sin dall’inizio un esordio collettivo e frutto del lavoro di una comunità". Questa frequentazione diede origine alla plaquette "Per il lavoro del principio" . 

Tendenzialmente la poesia è legata allo stereotipo della solitudine e del silenzio: "Cosa verissima - commenta il poeta, classe 1982 - ma è pure vero che la parola poetica è una parola che cerca l’altro. Diceva Paul Celan che è 'la stretta di mano di chi ci è di fronte'. Così questo è anche un modo per farle recuperare la sua matrice altruistica, di apertura all’alterità, che è una delle rotte necesarie per ritrovare il suo senso". 








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