2016-05-20 15:41:00

Volo EgyptAir, trovati i primi resti umani


Continuano senza sosta le ricerche e le indagini sulla scomparsa dell'aereo Egyptair, con 66 persone a bordo, avveuta nel Mediterraneo, a largo dell’isola greca di Karpathos. Oggi il ritrovamento, dopo diversi annunci e smentite, dei primi resti umani e di alcuni effetti personali dei viaggiatori, nel tratto di mare tra la Grecia e l’Egitto. Ancora nessuna certezza sulle cause: l’ipotesi terrorismo non si esclude, afferma il ministro degli Esteri italiano, Gentiloni. Intanto, uno dei satelliti dell'Agenzia spaziale europea ha avvistato una macchia di carburante nel tratto di mare in cui è caduto l'aereo. Il servizio di Daniele Gargagliano:

Lo scenario della tragedia inizia a prendere forma. Ritrovati anche i resti umani di alcuni tra i passeggeri che viaggiavano a bordo dell’EgyptAir precipitato nel Mediterraneo, a renderlo noto il ministro greco della Difesa. Dopo il primo rinvenimento dei rottami dell’aereo, tra i quali valigie e sedili, adesso le operazioni di recupero dei corpi coordinate dalla marina militare egiziana, iniziano a portare i primi risultati.

Sulle dinamiche che hanno portato all’inabissamento dell’Airbus A 320, con a bordo 66 persone, partito da Parigi e diretto a Il Cairo, rimangono molte incertezze. Come ripetuto dal ministro degli Esteri francese, Ayrault. Secondo quanto riportato dalla Bbc, c’è un "buco"' di 50 minuti tra l'ultima comunicazione del veivolo civile con la torre di controllo greca e la sua scomparsa dai radar alle 03:39 ora locale.

Sulla possibilità di un attacco terroristico, il commento di Azzurra Meringolo, ricercatrice ed esperta di geopolitica dell’Istituto Affari Internazionali.

R. – Non sottovaluterei quelle che sono delle dinamiche strettamente nazionali, che hanno a che fare con un’opposizione al regime di al-Sisi e a quanti, a livello internazionale, sostengono questo regime a parole e anche con i fatti. Per la prima volta, diversamente da quanto era successo con l’aereo russo in Egitto, partito da Sharm el-Sheikh, che ha subito torti simili, anche l’Egitto non ha escluso la questione di un attacco terroristico, lasciando cadere la possibilità di un guasto tecnico. Questa volta l’aereo è partito dal suolo francese, quindi le falle del sistema di sicurezza non rimandano direttamente allo Stato egiziano.

D. – Ciò, quindi, lascia pensare a un tipo di opposizione locale ad al-Sisi insomma…

R. – Certamente. Quando parliamo di terrorismo a livello nazionale e a livello locale, è difficile capire quanto poi su questo venga messo il "cappello" del cosiddetto Stato islamico. In molti casi, infatti, sono stati rivendicati attacchi dal cosiddetto Stato islamico, in ritardo, successivamente, quasi a volersi intestare la potestà di un attacco che ha ottenuto successo, anche se non abbiamo poi la certezza che siano state cellule jihadiste ad aver realizzato questi attacchi.

D. – Si parla già di "anno nero" per il presidente al-Sisi. Dopo le critiche sulla gestione del caso Regeni, adesso la sparizione dell’Airbus dell’Egyptair. C’è un rischio di poca trasparenza nelle indagini?

R. – C’è questo rischio, perché il giudiziario in Egitto non è un potere indipendente rispetto agli altri: non c’è una divisione dei poteri. Ogni potere in Egitto si deve confrontare con l’esecutivo. Sappiamo che anche quanti fanno le indagini sono condizionati da quelle che vengono chiamate le “linee rosse”, non soltanto relativamente agli argomenti, ma anche proprio ai soggetti verso i quali possono andare ad indagare. C’è una cosa che contraddistingue questi due eventi, anzi tre. Il primo, per quanto è successo all’aereo russo, diretto verso Mosca, il secondo quanto è successo all’Italia, a Giulio Regeni, e il terzo quanto è successo in Francia. Questi sono stati tre Paesi che uno dopo l’altro hanno garantito sostegno ad al-Sisi. La Russia ha cercato quasi in un primo momento di sostituirsi agli Stati Uniti, forse soltanto come “soft power”. Per quanto riguarda l’Italia, sappiamo che Matteo Renzi è stato il primo a dare fiducia ad al-Sisi, atterrando per primo a Il Cairo, quando il generale è diventato presidente, per stringergli la mano. Sappiamo di tutti gli interessi, gli accordi economici che sono stati firmati durante il periodo di al-Sisi. E infine, la Francia ha da poco firmato degli accordi sulla vendita di armi.

D. – La Francia è stata colpita un’altra volta: 15 cittadini francesi a bordo dell’aereo. Il governo di Parigi ha già inviato una sua delegazione che parteciperà alle indagini…

R. – La Francia è un obiettivo del terrorismo jihadista. Quindi, in diversi momenti dell’anno è già stato colpita all’interno dei suoi confini. Ora, la Francia ovviamente si deve confrontare con diverse questioni interne, come lo stato di emergenza delle manifestazioni, che ci sono anche all’interno del Paese contro il governo, e in tutto questo si troverà anche a dover gestire delle indagini su un caso molto caldo, che richiederà tempo, ma anche fermezza. Non è scontato che dall’altra parte – quindi dalla parte egiziana – si trovi terreno fertile per la cooperazione in queste indagini. Anzi, il caso di Giulio Regeni dice che questa collaborazione difficilmente ci sarà.








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