L'idea di finanziare con i fondi del governo Usa le forniture di armi per le sedicenti “milizie cristiane” che si muovono nello scenario stravolto dei conflitti in atto in Siria e Iraq “è una follia, forse ispirata da qualche trafficante d'armi che non ha ancora svuotato i suoi magazzini”. Così l'arcivescovo siro cattolico Jacques Behnan Hindo, alla guida dell'eparchia di Hassakè-Nisibi, commenta le notizie sul progetto di legge presentato al Congresso degli Stati Uniti per autorizzare - riferisce l'agenzia Fides - il finanziamento di armi leggere e pesanti destinate in maniera mirata a gruppi armati che cercano di identificarsi come “braccio militare” di comunità cristiane locali.
La definizione di 'genocidio' per le violenze anti-cristiane dettata da
interessi concreti
Il progetto di legge è stato presentato su alcuni media statunitensi come una ricaduta
pratica della dichiarazione con cui lo stesso Congresso Usa è stato condotto a definire
come 'genocidio' le violenze subite dai cristiani da parte dei militanti jihadisti
dell'autoproclamato Stato Islamico (Daesh). “Fin dal primo momento” riferisce a Fides
l'arcivescovo Hindo “ho pensato che quella campagna per far applicare alle sofferenze
dei cristiani la categoria di 'genocidio' fosse una operazione geopolitica che mirava
a interessi concreti. Secondo le procedure Usa, chiamando in causa la categoria di
'genocidio' diventa più facile autorizzare operazioni militari o di altro tipo, più
o meno trasparenti”.
Le milizie settarie che si autodefiniscono cristiane sono contro il Vangelo
Secondo l'arcivescovo Hindo, “nella situazione in cui ci troviamo, in Iraq e in Siria,
ogni individuo, anche cristiano, è chiamato a fare le sue scelte secondo coscienza.
Ma se un cristiano vuole prendere parte alla liberazione dal Daesh, può farlo arruolandosi
negli eserciti regolari. L'opzione di creare altre milizie settarie che pretendono
di presentarsi come ‘cristiane’ è contro il Vangelo, ed è anche una scelta tatticamente
suicida”.
Mons. Hindo ha rifiutato l'offerta di armi: la Chiesa è contro la violenza
L'arcivescovo siriano ricorda a tale proposito una vicenda che lo ha coinvolto in
prima persona: “quando il conflitto in Siria ha raggiunto la nostra regione, il governo
aveva offerto 700 kalashnikov da distribuire tra i cristiani di Hassakè, e mille per
quelli di Qamishli, e io ho rifiutato. Noi siamo contro la violenza, da qualsiasi
parte essa venga. Come pastori dobbiamo sostenere il nostro popolo camminando sulla
via del Vangelo, qualunque sia la situazione in cui veniamo a trovarci. Inoltre, con
certe scelte sconsiderate rischiamo anche di far esporre tutti i cristiani a ritorsioni
e violenze mirate”. (G.V.)
All the contents on this site are copyrighted ©. |