2016-05-18 16:06:00

Ilva. Vescovo di Taranto: la difesa della salute è prioritaria


“Aspettiamo una risposta dello Stato italiano”. E’ la richiesta di mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente della Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro, sulla vicenda dell’Ilva, dopo l’accusa all’Italia della Corte europea dei diritti umani per non aver tutelato la vita e la salute dei cittadini. Ascoltiamo mons. Santoro al microfono di Luca Collodi:

R. – Innanzitutto voglio dire che mi sembra pienamente legittima l’azione di questi 182 cittadini presso la Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo. E questo, perché la difesa della salute è prioritaria. Ricordo anche che tra questi c’è anche il ricorso di Vincenzo Fornaro che ha visto distrutte centinaia di capi di bestiame. La tutela della salute e della vita è proprio il primo diritto. E’ evidente, però, che rimane aperta la questione ambientale. Un’azione del genere, diretta contro lo Stato Italiano, mette in evidenza il fatto che, malgrado il passare degli anni – io sono a Taranto dal 2012 – ci sia ancora l’accusa che i diritti legati al tema fondamentale della salute non siano stati rispettati. Siamo in attesa di risposte vere al problema della salute, perché più volte ci è stato detto: “La stiamo garantendo” – “Si stanno trovando forme adeguate per venire incontro”… Dopo questa azione, serve proprio una risposta vera, radicale e forte!

D. – Per coniugare la tutela della salute con il mantenimento dei posti di lavoro, servirebbe un piano industriale che possa garantire alle acciaierie di lavorare…

R. – Questo è il grande problema a cui lo Stato deve provvedere! Perché se anche si sta discutendo sulla questione della vendita della fabbrica e di tante altre cose, ciò che a noi interessa – ed anche a me, nella mia funzione di vescovo che ascolta le sofferenze delle persone toccate dalla malattie e poi anche il disagio forte di chi rischia di perdere il lavoro – è che sia data una risposta precisa e chiara alla questione della salute. Serve che il modello di sviluppo che noi abbiamo, sia profondamente rivisto e che quindi l’inquinamento non esista. L’altra condizione che chiediamo è che i posti di lavoro siano salvaguardati. Questo è proprio il compito dello Stato: riguardo questi due principi, ascoltando la gente, mi sembra che ci sia una domanda fortissima: particolarmente ora, dopo questa azione presso la Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo, la domanda è forte per una garanzia della salute.

D. – Mons. Santoro, questa condanna potrebbe compromettere la vendita dell’impianto?

R. – Adesso tutti quanti aspettiamo la risposta dello Stato a questa situazione. Non sono in grado di entrare in cose tecniche, però questo atto di accusa e questo intervento della Corte di Strasburgo pone un grave interrogativo. E’ un grave, grave punto interrogativo su tutta l’operazione.








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