2016-05-16 13:59:00

Caos Venezuela, Maduro decreta lo stato di emergenza


Si aggrava la crisi politica in Venezuela. il presidente Nicolas Maduro – dopo aver decretato 60 giorni di stato d’emergenza – ho ordinato la requisizione delle fabbriche chiuse per protesta e ha accusato gli Stati Uniti di ordire un golpe contro il suo governo. L’opposizione è sul piede di guerra dopo che il vicepresidente Isturiz ha annunciato che non sono validi i due milioni di firme raccolte per indire un referendum sulla revoca del mandato a Maduro. Il Venezuela, che è tra i Paesi con maggiori riserve petrolifere al mondo, è afflitto da una grave recessione seguita al crollo dei prezzi del petrolio. In questi giorni, sono razionati sia l’approvigionamento dell’energia elettrica sia quello dei prodotti alimentari. Per un’analisi della situazione, Marco Guerra ha intervistato Roberto Da Rin, inviato del Sole 24Ore e esperto di America Latina:

R. – La situazione sociale è drammatica. Il Paese vive un’emergenza oltre che economica anche politica e sociale, proprio perché è stato mobilitato l’esercito. Ma la crisi nasce e viene da lontano: sono ormai alcuni anni che il Venezuela patisce il drastico calo dei prezzi petroliferi. È un’economia sostanzialmente mono-produttiva, e quindi il calo dei prezzi petroliferi ha penalizzato drasticamente le politiche economiche e di distribuzione – quindi sociali – che erano state attivate precedentemente. Il presidente Maduro non ha il favore di una parte importante dell’elettorato, ma una parte non molto residuale continua a essere al suo fianco. Non va dimenticato che ha vinto le ultime elezioni con un margine di scarto modesto, anche se comunque c’è un 51% di popolazione che alle ultime elezioni gli ha dato il voto. Questo è il quadro del Venezuela, con un’emergenza che è diventata anche alimentare, dal momento che ci sono alcuni beni di necessità che scarseggiano o che vengono distribuiti alternativamente durante la settimana nei supermercati.

D. – Maduro ha ordinato di occupare le fabbriche, che sono paralizzate a causa della crisi, e di mandare in carcere gli imprenditori che secondo lui stanno boicottando il Paese. Ha parlato anche della necessità di “radicalizzare la rivoluzione”. Vuole veramente implementare delle ricette socialiste?

R. – No, in questo momento lui non vuole implementare delle ricette socialiste, ma  è semplicemente una situazione davvero emergenziale in cui lui cerca di fronteggiare un quadro economico disastroso, proprio disastroso. E lo fa come può, con delle misure certamente inadeguate – così pare alla comunità internazionale – come quella di mettere in mano le fabbriche che hanno chiuso – una specie di espropri proletari – a qualcun altro che lui designa e che non è il proprietario della fabbrica. Quindi, in questo modo viene leso anche il diritto di proprietà. Ciò per poter riavviare una produzione che tuttavia non può essere né data in mano allo Stato, che non è adeguato per farlo, né tantomeno a dei centri sociali o a degli imprenditori che non vengono selezionati da una logica più elementare di mercato.

D. – Maduro ha accusato gli Stati Uniti di ordire un golpe contro il suo governo. Ci sono veramente delle ingerenze esterne o additare Washington è un esercizio di propaganda?

R. – Sono vere tutte e due le cose. Ci sono sicuramente state in passato delle ingerenze, che sono state poi dimostrate dall’Organizzazione degli Stati americani (Osa), quindi da organizzazioni "super partes" a livello internazionale. Queste hanno verificato che, ad esempio, il golpe del 2012 contro il presidente Chávez aveva avuto l’appoggio sostanziale degli Stati Uniti. È vero che poi, in altre circostanze come quella attuale, il baratro economico in cui è scivolato il Paese non ha nulla a che fare con le ingerenze degli Usa.

D. – Il vicepresidente Istúriz ha annunciato che, nonostante i due milioni di firme raccolte, non si terrà alcun referendum per la revoca di Maduro. Che cosa c’è da temere?

R. – La revoca del referendum è una miccia che potrebbe condurre all’esplosione di una ulteriore conflittualità tra le due parti che si avversano: il post-chavismo, ovvero i sostenitori di Maduro, e gli avversari. Ovviamente, hanno ragione entrambi, sia chi ha raccolto le firme sia chi sostiene che ci sono stati dei vizi di forma nella procedura. Il referendum revocatorio deve essere fatto seguendo delle scansioni temporali e delle progressioni giuridiche, che in questo caso non sono state effettivamente onorate. È molto difficile anche per gli organismi internazionali capire se il numero di firme sia reale e se non ci siano state contraffazioni.

D. – Che cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi?

R. – Di sicuro si sta profilando una recrudescenza degli scontri e dell’avversità politica che le due parti si rimandano reciprocamente. Quindi, temo che la situazione possa peggiorare.








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