2016-05-15 08:30:00

Repubblica Dominicana al voto, favorito il presidente Medina


Domenica di voto nella Repubblica Dominicana per la scelta del nuovo presidente. Il candidato più accreditato per la vittoria finale è il capo di Stato in carica, Danilo Medina, del Partito di liberazione dominicano. Il 64.enne leader nazionale godrebbe di oltre il 60% dei consensi, come riportato da diversi sondaggi, nonostante le accuse di corruzione piovute dall’opposizione. Negli ultimi anni, il Paese viaggia a un ritmo di crescita economica sostenuto, a fronte però di persistenti sacche di povertà: più di 4 milioni di persone sono indigenti. Daniele Gargagliano ha chiesto al giornalista ed esperto di America latina, Maurizio Stefanini, quali sono stati i passaggi principali che hanno caratterizzato la presidenza di Medina.

R. – Da una parte, c’è la grande crescita, la prosperità, sicuramente una serie di politiche che ha messo in pratica Medina all’inizio del terzo mandato, molto popolari, anche se poi sono state in parte compensate da un aumento di tasse che ha creato un minimo di impopolarità. Dall’altra, c’è questa accusa storica di corruzione, che tra l’altro ha anche provocato problemi all’interno dei Partito della liberazione, il partito di Medina, perché c’era l’altro leader storico che appunto era imputato di corruzione – ed è stato il motivo per cui Medina ha voluto fare la riforma costituzionale in modo da ottenere la rielezione: è stata fatta perché non c’era un altro leader a cui passare la mano.

D. – C’è una frammentazione all’interno dell’opposizione che quindi favorirà Medina in qualche modo?

R. – Adesso, il partito di Medina si è diviso di nuovo quindi c’è un’ala che si è alleata con il Partito della liberazione e l’altra contro. Quindi, gira un po’ intorno alle stesse radici. Teoricamente, tutti i partiti consistenti si considerano a sinistra. Di fatto, tutti sono espressione un po’ di ceti che magari non si proclamano “conservatori”, ma sono espressione di ceti piuttosto ristretti. Quindi, tutti si proclamano “progressisti” ma rimangono poi le forti sperequazioni, rimangono società fortemente elitarie...

D. – La Repubblica Dominicana è considerata una delle economie più dinamiche del continente americano, mentre l’indice della soglia di povertà del Paese è del 40%…

R. – Questo è il problema storico dell’America Latina, che anche quando cresce ha il problema di ridurre la povertà. Poi, il problema è che quando ci sono i partiti populisti e cercano di ridurre la povertà, poi in qualche modo creano problemi nella crescita. Il partito della liberazione è un po’ l’emblema di queste contraddizioni, perché è un partito che continua a considerarsi un partito della sinistra radicale, ha fatto una politica di forte incentivazione della crescita anche senza troppa ridistribuzione; anche se, in realtà, all’inizio del suo mandato ha cercato di fare un po’ di politiche sociali. Per esempio, ha creato il “pacto educativo” con cui ha dato il 4% del pil all’educazione… Ci sono state una serie di misure che sono state prese, però sicuramente è un Paese che ha ancora fortissime sperequazioni.

D. – La Commissione elettorale nazionale ha stabilito proprio nelle scorse ore che i voti vengano contati manualmente. C’è un rischio di inquinamento del voto?

R. – Le elezioni latinoamericane non sono a livello europeo e non parlo sono di Repubblica dominicana: parlo proprio a livello continentale. Però, in qualche modo, sono affidabili: i risultati finali sono più o meno affidabili. Poi, con un distacco del 64%…

D. – La stabilità economica e politica del Paese è strategica anche in funzione della vicina e poverissima Haiti?

R. – La Repubblica dominicana è un Paese che comunque ha una forte immigrazione, dove esiste anche una fortissima xenofobia nei confronti dell’immigrazione degli haitiani, perché storicamente parte della popolazione dominicana è di origine haitiana, e la Repubblica dominicana è piena di clandestini… Ci sono polemiche continue sul fatto che essere considerati di origine haitiana è un insulto; ci sono stati politici che sono stati squalificati perché considerati di origine haitiana; il vecchio dittatore Trujillo, una delle sue principali misure di popolarità fu appunto quella di aver sterminato con squadroni della morte una quantità enorme di haitiani… Il dato paradossale è questo: che Haiti è un Paese più povero, più arretrato e quindi produce una quantità di immigrati, di clandestini, che poi vanno nella Repubblica Dominicana. Però, storicamente, Haiti invase la Repubblica Dominicana perché gli haitiani sono contemporaneamente i “poveracci” che invadono il Paese – obiettivo di risentimenti xenofobi simili a quelli che ci sono in Europa contro l’immigrazione – ma al contempo sono anche imperialisti rappresentanti del Paese contro cui fu fatta la guerra d’indipendenza.








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