2016-05-15 15:39:00

Referendum costituzionale, Ceccanti: Senato non sarà periferico


Il referendum costituzionale su cui gli italiani saranno chiamati ad esprimersi a ottobre cambierà in profondità il funzionamento delle istituzioni. Finisce il bicameralismo perfetto e ci sarà una nuova legge elettorale. Su questo il costituzionalista Stefano Ceccanti ha scritto il libro “La transizione è (quasi) finita”, edito da Giappichelli. Alessandro Guarasci ha sentito lo stesso Ceccanti:

R. – Se noi guardiamo l’art. 70, comma 1, della Costituzione, ci sono una serie di importanti leggi di ordinamento, a cominciare dalla revisione della Costituzione, che restano bicamerali. Quindi per rivedere la Costituzione bisognerà comunque avere una maggioranza al Senato. Mi sembra difficile dire che il Senato sia periferico. Il punto fondamentale, di cui tener conto, è questo: siccome si viene a creare sempre una zona di sovrapposizione tra il legislatore nazionale e il legislatore regionale - comunque noi scriviamo gli elenchi delle materie - ci serve un Senato composto in larga prevalenza da legislatori regionali, perché siano associati a grandi scelte nazionali e quindi non vi sia questo conflitto. La composizione del Senato, quindi, serve a responsabilizzare nazionalmente le regioni.

D. – Molti muovono anche obiezione sulla legge elettorale, fortemente collegata a questa riforma. In sostanza, una lista potrà avere la maggioranza dei seggi in Parlamento e, come tale, poi decidere anche le cariche più importanti dello Stato. E’ un’obiezione fondata, secondo lei?

R. – I cittadini si sono espressi per un sistema in cui gli elettori, votando, decidono anche sul governo, seppure in modo diverso rispetto ai Comuni e alle Regioni. Ovviamente ci si può porre il problema: ma questo premio che si dà per governare, non c’è il rischio che porti anche ad una presa di tutti gli organi di garanzia? La risposta è “no”, perché il premio ti porta il 54% dei seggi della Camera. Tra l’altro, chi vince ha questi 340 deputati, che sono 10 eletti con i capilista e 240 eletti con le preferenze, quindi con una certa competizione anche interna di candidati e di correnti dello stesso partito. Una volta che noi arriviamo in Parlamento, il 54% dei seggi a scrutinio palese, quando si va a fare il voto segreto, se va benissimo potrà essere un 40, un 45%. Per arrivare alle soglie di garanzia, che sono al 60%, occorre comunque un 10, 15% almeno di parlamentari delle minoranze. La maggioranza, quindi, non può prenderseli da sola.

D. – Ma siamo sicuri che poi il sistema sarà più semplice - l’iter delle leggi - e soprattutto sarà meno costoso?

R. – In astratto, il sistema di due Camere che fanno le stesse cose è semplicissimo, ma non ci serve a niente. Sarebbe semplicissimo anche un sistema monocamerale, ma noi non lo possiamo fare, perché altrimenti scoppierebbe un conflitto tra le regioni e lo Stato. In realtà, il sistema di approvazione delle leggi è molto semplice: su tutte le leggi che passano alla Camera, poi al Senato, poi alla Camera, prevale la Camera. Come dappertutto, in tutti i bicameralismi europei, ci sono una serie di leggi, definite in maniera esplicita e tassativa, che restano invece bicamerali come la revisione costituzionale. E’ un sistema che appare un pochino più complicato di quello precedente, ma abbiamo detto che quello precedente non lo volevamo più!

D. – I critici dicono anche che il referendum, uno strumento di democrazia diretta, viene fortemente depotenziato, perché viene alzato il numero di firme per chiedere un referendum. Stanno così le cose?

R. – Si dice che quando si riescono a raccogliere 800 mila firme – quindi un referendum molto sentito dalla popolazione – viene scalato il quorum fino alla metà più uno dei votanti alle precedenti elezioni politiche. Quindi se alle precedenti elezioni politiche vota il 70%, significa che il quorum sarà al 35%: un quorum abbordabile che costringe anche, per chi è fuori dalla legge, di fare campagna per il “no”, anziché astenersi. L’aumento quindi va letto insieme a questo abbassamento significativo del quorum.  








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