2016-05-13 13:52:00

Unioni civili. Cardia: un "pasticciaccio" senza coerenza


La legge sulle unioni civili approvata dal Parlamento italiano continua a far parlare di sé. Mentre le opposizioni si muovono per organizzare un referendum abrogativo e alcuni sindaci dichiarano la propria obiezione alla legge, emergono dubbi di legittimità costituzionale sull’iter che ha portato a questa approvazione. Roberta Barbi ne ha parlato con il giurista Carlo Cardia:

R. – Se ne è parlato già nel corso dell’elaborazione della legge, anche perché le vicende politiche che hanno influito pesantemente sulla legge - compreso l’ultimo fatto, ossia l’aver voluto stringere tutto con un voto di fiducia - hanno portato ad inserire nella legge logiche diverse. Anche sul principio di uguaglianza ci sono contraddizioni molto singolari, che hanno accresciuto il “pasticciaccio”. Non c’è una linea coerente: certe volte le unioni delle coppie omosessuali sono addirittura privilegiate rispetto a quelle eterosessuali. Le faccio solo un esempio: la questione dell’adozione - un grande buco nero - e perché? È vero che non c’è, ma c’è un substrato di logica giuridica che porta a un fac-simile del matrimonio delle persone dello stesso sesso, che potrebbe portare all’adozione decisa da un magistrato.

D. – Parlando di contenuti, tra gli aspetti più controversi c’è un’eccessiva assimilazione all’istituto della famiglia…

R. – Assolutamente sì, all’istituto del matrimonio che porta poi a quello della famiglia. Non lo si è voluto dire in modo esplicito e diretto, ma sono state messe tante e tali cose per cui la conclusione è questa.

D. – Anche se è stata stralciata, questa legge di fatto apre alla cosiddetta “stepchild adoption”; il presidente Renzi ha chiaramente detto che l’esclusione è stata solo una questione di numeri che mancavano e che si vedrà se si riuscirà a fare entro il 2018…

R. – Questo indica un po’ di malanimo da parte di qualche forza politica. “Non la metto solo perché in questo momento non ho i numeri”: è una motivazione ben grave! Se io sono convinto che è giusto, allora insisto, faccio un compromesso, ecc., ma siccome non ho i numeri, adesso non lo metto e poi si vedrà, sapendo che il silenzio non è sufficiente per la questione dell’adozione; poi basta una sentenza della Cassazione per introdurla. Quello che conta non si è discusso: non lo si è fatto, seriamente, sulla questione dell’adozione. Secondo me è terribile l’ipotesi di un bambino che non sentirà mai il calore del corpo della mamma perché avrà due padri; oltretutto sarà sottratto in un modo anche illegittimo alla madre – perché una madre ci deve essere!  - per me questo è qualcosa che ferisce l’animo, ferisce una civiltà e una tradizione che non è il passato, ma è la cosa più bella che ci viene dalla tradizione: la maternità, che tutte le Carte dei diritti umani tutelano.

D. – Ora c’è attesa sulla promulgazione da parte del presidente della Repubblica…

R. – Se si facesse un esame di stretta costituzionalità i dubbi sono forti. Poi ci sono gli equilibri istituzionali, quindi anche il presidente della Repubblica giustamente valuterà molte cose…

D. – Molti sindaci hanno già aderito alla disobbedienza civile: secondo lei è una via praticabile di opposizione o lo è piuttosto il referendum abrogativo che da più parti è già stato palesato?

R. – Personalmente credo che i referendum portino "sfortuna" ... perché si perdono sempre! Invece c’è un’altra cosa molto delicata: perché - attenzione! - nella legge non è prevista la celebrazione, perché non c’è la parola “matrimonio”. Allora, se ci fosse una celebrazione di matrimonio, penso che l’obiezione di coscienza sarebbe una cosa molto giusta e bella che l’ordinamento dovrebbe prevedere. Qui noi parliamo di registrazione di unioni civili, quindi non è il sindaco, non è il singolo: è l’ufficiale di stato civile che deve registrare. Può sembrare una formalità, ma non lo è: io avrei dei dubbi sull’obiezione di coscienza rispetto alla semplice registrazione di un’unione civile. La differenza è questa: il matrimonio diventa un atto pubblico solenne. In questo caso, invece, si tratta di obbedire a una legge che prevede un rapporto di unione civile in sottordine al matrimonio, non prevede celebrazione né atti pubblici.








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