2016-05-13 12:23:00

Mons. Perego: sugli immigrati dall'Europa risposta debole


Di migranti si è parlato durante la seconda giornata del Convegno internazionale della Fondazione Centesimus Annus organizzato in Vaticano. Secondo Frontex, il numero degli arrivi di immigrati in Italia ha superato lo scorso aprile, per la prima volta dal giugno del 2015, quello degli arrivi in Grecia. Su come come sta reagendo l'Europa, Alessandro Guarasci ha sentito il direttore della Fondazione Migrantes della Cei, mons. Giancarlo Perego:

R. – La prima reazione dell’Europa che è stata quella di costruire un accordo con la Turchia, è stata certamente nella direzione della non tutela di alcuni diritti fondamentali per quanto riguarda i richiedenti asilo e i rifugiati. Quindi una debolezza di una tutela di un istituto fondamentale su cui è poggiata la nostra democrazia. Al tempo stesso rimane ancora debole la capacità dell’Europa di questa accoglienza diffusa in tutti i 28 Paesi europei che potrebbe essere efficace visto anche l’attuale numero che si aggira intorno un milione e 200 mila persone.

D. – La questione del Brennero al momento sembra sospesa. Lei però è preoccupato?

R. – Certamente. Il ritorno ai nazionalismi e alle chiusure va a minare un sistema comune di asilo che invece è indispensabile in questo momento anche alla luce delle situazioni gravi alle porte dell’Europa sul piano delle guerre, dei cambiamenti climatici, della tutela delle libertà religiose e politiche. Quindi è invece importante ritornare ad avere al centro il concetto di un’Europa dove la tutela del diritto d’asilo è veramente una delle esperienze comuni su cui si fonda la democrazia europea.

D. – Secondo lei anche l’Europa investe ancora troppo poco nella gestione dei flussi migratori?

R. – L’Europa non solo investe troppo poco, ma investe male; è troppo preoccupata del controllo delle frontiere attraverso gli hot spot e meno preoccupata invece di tutti questi percorsi di accoglienza, di inclusione, di integrazione, che sono importantissimi in questo momento. Comunque i flussi cresceranno e sono uno degli aspetti importanti su cui aspettiamo il governo europeo alla prova dei fatti.

D. – Lei è favorevole all’invio di poliziotti negli hot spot europei?

R.- La sicurezza non passa solo attraverso la polizia. La sicurezza nella nostra storia, anche sociale, passa attraverso figure professionali che tutelano i diversi soggetti: dalle donne ai bambini, la famiglia, la salute … Quindi hanno bisogno di figure professionali come medici, educatori, mediatori culturali. Forse questo concetto di sicurezza che è sbagliato, perché è poliziesco, è tante volte esasperato dalla politica che non aiuta a leggere quelli che invece sono i bisogni reali di una sicurezza sociale non solo nel territorio italiano ma europeo.








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