2016-05-09 11:51:00

Proteste in Grecia: sacrifici insostenibili. Fmi: tagliare il debito


Mercati europei nervosi nel giorno dell’Eurogruppo straordinario sulla Grecia: ieri il Parlamento di Atene ha approvato nuove misure di austerità per sbloccare la seconda tranche del terzo piano di aiuti internazionali da 86 miliardi di euro. Al centro del contestato provvedimento la riforma delle pensioni e un aumento di tasse da 3,6 miliardi di euro. Migliaia le persone scese in piazza per protestare. Al microfono di Paolo Ondarza il commento dell’economista Leonardo Becchetti:

R. – Dopo l’ultima crisi, nella quale stava quasi per uscire dall’euro, la Grecia ha fatto sacrifici enormi. Ha un obiettivo ambiziosissimo ed esagerato, che è quello di un attivo di un ulteriore 5 per cento. La posizione giusta, in questo momento, è quella del Fondo Monetario Internazionale che ha detto che non si siederà più al tavolo, se non verrà accettato un condono del debito. La situazione greca è insostenibile, se non ci sarà un taglio del debito.

D. – Andare ad aumentare le tasse, toccare i risparmi, le pensioni non rischia di peggiorare la situazione economica delle famiglie in Grecia?

R. – Diciamo che c’è un problema dal lato greco di evasione, però sicuramente la strada per rimettere la Grecia in sesto non era quella dell'austerità. C’erano possibilità e strade diverse... La via dell’austerità, che è stata scelta da molti anni a questa parte, è una via che di fatto ha progressivamente peggiorato la situazione del Paese, anche se c’è stato un parziale miglioramento della finanza pubblica da alcuni punti di vista.

D. – Quali considerazioni, a livello più generale, si possono fare in merito all'economia europea? Tra un mese c’è il referendum sull’uscita della Gran Bretagna dall’Ue, come incide la "questione Grecia"?

R. – Io penso che ci sia l’interesse di tutti di chiuderla. Lo scenario di fondo, però, è quello di sempre: l’Europa, invece di mettere in moto dei processi di mutualizzazione del debito, delle politiche fiscali espansive, che avrebbero potuto rilanciare alla grande l’area euro, ha di fatto sbagliato le politiche post-crisi finanziaria 2007, puntando sulla rigidità, puntando sull’austerità, che - di fatto - riflette una mancanza di fiducia tra i Paesi partner.

D. – E’ una strada, quella dell’austerity, che non può essere - dal suo punto di vista - a questo punto modificata, rivista?

R. – Se ne parla moltissimo… Di fatto un po’ è stata corretta dall’azione provvidenziale di Draghi. Ma la politica monetaria espansiva da sola non basta, anche se potrebbe fare un passo ulteriore in avanti, che è quello del “People Quantitative Easing”, ovvero del denaro che arriva direttamente dalla Banca Centrale ai cittadini. C’è bisogno di una risposta della politica fiscale, che sia molto più forte di quella che c’è adesso. 








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