2016-05-08 12:30:00

Ravasi a Pompei per la Supplica alla Vergine del Rosario


Come ogni 8 maggio, questa domenica, migliaia di fedeli si sono recati al Santuario della Madonna di Pompei per la supplica alla Vergine del Rosario. Il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, ha presieduto per l'occasione la Santa Messa. Questa preghiera è stata composta nel 1883 del Beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario campano, che fu grande propagatore del Rosario. Riguardo all’importanza di questa preghiera e del suo significato nell’Anno della Misericordia, Marco Guerra ha intervistato il preside della Pontificia Facoltà Teologica Marianum, padre Salvatore Perrella:

R. – La festa nasce dalla devozione filiale del grande apostolo della carità di Pompei che è stato Bartolo Longo. Lui ha affidato tutta la sua opera, oltre che tutto se stesso, alla materna protezione di Maria. Egli ha voluto riscattare, rivitalizzare un luogo, che è Pompei; ha voluto riscattare una terra, una parte di umanità che viveva nella povertà più estrema: materiale, povertà sociale e povertà spirituale. Ecco, quindi, che Pompei, con il suo Santuario e le sue opere, diventa un centro di irradiazione della carità di Maria. Questo è molto importante, altrimenti non si capisce né la supplica alla Madonna di Pompei né il significato che Bartolo Longo ha dato a Maria, Madre dell’umanità.

D. –  Perché è importante questo rito e come si inserisce nell’Anno della Misericordia?

R. – Questo rito, che è un rito di riconoscimento della maternità di Maria ed è un affidare a Maria i bisogni, le speranze, le opere buone verso chi è nel bisogno, in quest’Anno della Misericordia ha veramente un grande significato. Maria è la “Mater misericordiae”, ma non è la misericordia. La misericordia, come dice Papa Francesco, si esprime in modo particolarissimo nel volto, nella persona, nell’opera e nel Vangelo di Cristo. Questa misericordia vuole dirci la inaudita prossimità di Dio Padre, di Dio giudice, di Dio infinito Amore per tutte le generazioni. Come Maria ha cantato, Dio estende la sua misericordia in generazione e in generazione, non solo per quelli che lo amano, ma per tutti quelli che hanno bisogno di misericordia. Quindi c’è questa universalità della misericordia. E qui vorrei ricordare anche l’antifona mariana “Alma Redemptoris Mater, succurre cadenti”: sì, Maria, Madre di misericordia perché l’ha sperimentata, perché creatura della misericordia in quanto prima redenta, viene in soccorso con la sua maternità, con la sua sororità – perché è Sorella nostra oltre che Madre nostra – perché sappiamo camminare nei sentieri del Vangelo della carità e della vita.

D. – Quindi, il Rosario come grandissimo strumento di misericordia...

R. – Vorrei utilizzare una parola di Bartolo Longo che è proprio nella Supplica: “Il Rosario possiamo considerarlo, perché è – come diceva Pio XII – compendio di tutto il Vangelo, allo stesso momento, proprio per questo è catena dolce che ci rannoda a Dio”. Quindi nella Supplica alla Madonna, alla Vergine Santa, noi vediamo certamente una pietà tradizionale, ma nello stesso tempo una pietà mariana attuale, perché affonda le radici nel Vangelo della misericordia e nel Vangelo della vicinanza della Madre di Gesù non solo a tutti coloro che sono nel bisogno, ma anche a tutti coloro che sono nella gioia e che, tutti, vivono la speranza del Vangelo di Cristo.

D. – Quali sono i punti cardine della spiritualità e della preghiera creata dal Beato Bartolo Longo, questa “Supplica”?

R. – L’affidamento a Maria: un affidarsi attivo, non passivo, sapendo bene che la Vergine può essere presa e considerata e accolta come segno della misericordia, come sacramento umano della vicinanza di Dio. Lei che è la Madre di Colui che è il Figlio di Dio, può essere nella coscienza dei credenti, nella coscienza che si esprime anche nella “Supplica”, Colei che può veramente dare senso, Colei che può dare provvidenza a tutti noi che abbiamo sempre bisogno di vivere sotto l’aura di questa grande Madre, di questa grande donna di fede e di questa grande Sorella che è Maria di Nazareth. Quindi le preghiere mariane – in primis il Rosario, l’Angelus, gli inni, ma anche la stessa preghiera del cuore, quella che sgorga naturalmente verso una persona che amiamo e che ci ama – sono uno spazio assai utile sia dal punto di vista dell’igiene del pensiero e della preghiera sia dal punto di vista della comunione. La preghiera è incontro, la preghiera è comunione, la preghiera è affidamento: è un affidarsi a Cristo che ci accoglie e ci accoglie come sua Madre.








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