2016-05-08 12:15:00

Il Papa saluta i partecipanti alla Marcia per la vita a Roma


Papa Francesco ha salutato al Regina Caeli i partecipanti alla sesta edizione della Marcia per la Vita che si è svolta a Roma questa domenica. I manifestanti erano partiti alle 9.00 da Piazza Bocca della Verità per arrivare poco prima di mezzogiorno in Piazza San Pietro. La portavoce Virginia Coda Nunziante illustra le finalità della marcia al microfono di Rosario Tronnolone:

R. – Noi siamo per la vita, senza compromessi. E i compromessi quali sono? Sono quelli all’inizio e alla fine della vita. Noi cerchiamo di sollevare il problema in Italia sul dramma dell’aborto e dell’approvazione della Legge 194 che – non dimentichiamolo – ha ucciso in Italia 5 milioni e 700.000 bambini dal momento della sua approvazione sino ad oggi; e chiaramente anche sul problema del fine vita: siamo contro una legge sull’eutanasia che è già in discussione in Parlamento. Siamo quindi per la vita senza compromessi. E poi l’altro scopo, a nostro avviso molto importante, è quello di cercare di creare una vera cultura della vita, anche perché non c’è più nessun ricambio generazionale. Ormai in Italia abbiamo 1.3 figli per donna e ci prepariamo di qui al 2020 ad averne 0.8; per cui il nostro Paese non ha un ricambio, anche se questo avviene purtroppo anche negli altri Paesi d’Europa. E allora, di fronte a questo, quello che chiediamo al governo è che, invece di spendere intorno ai 200 milioni di euro l’anno per la Legge 194 negli ospedali, si cerchi invece di dare questi soldi alle famiglie per incentivare le nascite. E certamente, anche da un punto di vista economico - pur non essendo questo l’aspetto più importante, comunque lo è - l’economia riprenderebbe. Anche gli economisti infatti lo dicono e lo ha detto anche il direttore della Morgan Stanley: finché in Italia la demografia non si riprende, non si potrà mai uscire dalla crisi economica. Di conseguenza, la cultura della vita è alla base di tutto il resto.

D. – Io volevo sottolineare ed entrare un po’ più nello specifico proprio di questo discorso della “cultura della vita”, perché il momento della nascita e della fine della vita sono i momenti in cui la vita è più fragile in assoluto... Però io credo che la marcia della vita, e la cultura della vita, non voglia tanto porsi soltanto come difesa dei più deboli, che pure è una cosa assolutamente da appoggiare; ma, in maniera particolare, voglia promuovere un modo di affrontare un’obiettiva difficoltà, come può essere il fatto di aspettare un figlio, che può cambiare la vita e spaventare anche, così come il momento della malattia e il dover affrontare il momento finale della vita… È possibile affrontare questi momenti di difficoltà non eliminando il problema, ma aiutando queste persone in difficoltà?

R. – Assolutamente, questo è un punto molto importante. Studiando quello che è successo negli altri Paesi, dove queste marce avvengono da più tempo, si vede che tutta l’attività intorno alla marcia fa sì che si sviluppino tante realtà diverse, di associazionismo volontario molto spesso, che si occupano proprio di questi problemi. Per esempio, se si vede l’America, lì è nato un numero di associazioni veramente molto, molto numeroso a favore dell’aiuto alla vita terminale, ma in maniera positiva, e a favore dell’aiuto alla vita nascente. Ci sono associazioni che aiutano le donne e le sostengono da un punto di vista psicologico e pratico. La marcia vuole essere anche questo: cercare veramente di sensibilizzare a 360° su un tema che nella nostra società è particolarmente importante.

D. – E poi dovrebbe sensibilizzare credo anche ad un ascolto che sia un ascolto – realmente – umano, di quella che spesso è una richiesta di aiuto…

R. – Esatto, proprio questo. Molto spesso queste persone chiedono l’eutanasia perché sono sole, abbandonate, e non hanno persone a cui rivolgersi. E in questo senso, dovremmo sviluppare una sensibilità e un’attenzione maggiore ai più deboli e ai più indifesi.








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