2016-05-08 14:07:00

Acli: il bresciano Roberto Rossini è il nuovo presidente


Il bresciano Roberto Rossini è stato eletto nuovo presidente nazionale della Acli, le Associazioni cristiani lavoratori italiane, con l’85% dei consensi al Congresso nazionale svoltosi a San Vincenzo, in provincia di Livorno. Roberto Rossini è nato nel 1964, è sposato e ha due figlie. Vive a Brescia. Laureato in scienze politiche, è docente di diritto e metodologia della ricerca sociale presso l'istituto bresciano Maddalena di Canossa. Dal 1994 è socio Acli. Dal 2000 al 2016 è stato membro della Presidenza Provinciale delle Acli di Brescia, con delega alla Formazione e in seguito alla Comunicazione, ricoprendo il ruolo di Presidente dal 2008 al 2016. Dall'estate 2010 il Consiglio Nazionale Acli gli ha conferito la delega per la Comunicazione e successivamente è stato dal 2013 responsabile dell’Ufficio studi nazionale. “Il pensiero collettivo è la forza delle Acli” - ha detto subito dopo l’elezione - “un pensiero che nasce dalla nostra capacità di stare nella quotidianità della vita”. Ascoltiamolo al microfono di Michele Raviart:

R. – E’ stata una cosa abbastanza inaspettata, nel senso che il Congresso ha previsto dei momenti di riflessione su più candidati, in particolare due. Nessuno dei due candidati, però, poi, ha raggiunto il quorum, previsto dal regolamento e, anziché procedere col ballottaggio, i due candidati hanno fatto una valutazione politica insieme ai rispettivi gruppi che li sostenevano, aprendo ad una possibilità di trovare una candidatura aperta. Alla fine, dunque, è diventato un Congresso unitario, direi, decisamente molto unito: il voto finale assegna alla mia candidatura l’85 per cento delle preferenze. Un risultato, direi, quindi, buono.

D. – Qual è questa linea unitaria e che impulso vuol dare lei alle Acli?

R. – Certamente c’è un “dentro” e un “fuori”, c’è un interno e un esterno. C’è un interno, che è fatto di riorganizzazione, alleggerimento della struttura, dell’organizzazione, anche di una certa razionalizzazione e di una maggiore attenzione ai territori, tenuto conto che la nostra è un’organizzazione molto strutturata. Certamente, quindi, c’è l’idea di una maggiore orizzontalità e anche di un modo molto collegiale e condiviso di decidere su alcuni aspetti. Sull’esterno, invece, la linea che è prevalsa è quella di una forte dichiarazione di attenzione al tema della povertà, al tema dell’accoglienza, della costruzione di una società inclusiva, dove possano trovare cittadinanza gli ultimi e i penultimi, rilanciando il tema che ci ha affidato Papa Francesco. Noi abbiamo tre fedeltà storiche, ma lui diceva che le nostre tre fedeltà storiche si possono riassumere in una quarta fedeltà, che è la fedeltà ai poveri.

D. – Qual è il ruolo delle Acli, appunto, al tempo di Papa Francesco?

R. – Il ruolo delle Acli al tempo di Papa Francesco è quello di sostenere anzitutto il suo magistero. Noi troviamo che il magistero di Papa Francesco sia molto sulle corde della nostra associazione - è addirittura sorprendente! - con questa grande attenzione alla dimensione della fede, dell’evangelizzazione, con l’attenzione alle situazioni di fragilità dei più poveri, che ci trova evidentemente molto in sintonia.

D. – Mettendo sempre il lavoro al centro…

R. – Noi siamo un’associazione di lavoratori che produce lavoro, che ha sempre riflettuto e fatto analisi sul tema del lavoro, che ha un ente di formazione professionale al lavoro. Il lavoro evidentemente è nel nostro dna, è quello che ci caratterizza.








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