2016-05-07 14:04:00

Turchia, crescono i dubbi in Ue sul rispetto dell'accordo sui migranti


Aumentano le nubi sopra l’accordo sui migranti raggiunto da Unione Europea e Turchia. In particolar modo, da Berlino è emersa qualche preoccupazione su un’eventuale ridefinizione dell’intesa, dopo le dimissioni del primo ministro turco, Davutoglu. Il primo ostacolo è la richiesta fatta dalla Commissione Europea ad Ankara di riformare la legge antiterrorismo, come condizione necessaria per la liberalizzazione dei visti. Daniele Gargagliano ha chiesto a Nathalie Tocci, vicedirettore dell'Istituto Affari Internazionali, quale sia stato il ruolo di Davutoglu nella definizione dell’accordo sui migranti e quali siano ancora le criticità che pendono sulla buona riuscita dell'accordo:

R. – Il Trattato è stato siglato da Davutoglu e Angela Merkel. È stato il primo a proporre l’accordo e la Germania ad accoglierlo, il presidente Erdogan non è mai stato particolarmente convinto. L’idea della liberalizzazione dei visti per Erdogan è un di più, ma non è un “sine qua non”. Sicuramente Erdogan, a differenza di Davutoglu, non è disposto a pagare “il prezzo che c’è da pagare”, ossia la riforma della legge antiterrorismo. O meglio, Erdogan in realtà vuole cambiare la legge, aumentando la definizione dei crimini e quindi allargandola sostanzialmente ad accademici, giornalisti, attori della società civile.

D. – Quindi, insomma, rimangono dei dubbi sul Trattato?

R. – A questo punto, diventa estremamente improbabile che si arrivi comunque a un accordo entro giugno. È paradossale perché in realtà tutto questo arriva esattamente due giorni dopo che la Commissione aveva dato luce verde sull’accordo.

D. – C’è il rischio che si arrivi a rinegoziare le condizioni?

R. – No, non penso. È una condizione troppo importante, tocca troppo le corde profonde dell’Europa.

D. – Sul fronte interno è prossima la chiusura del quotidiano di opposizione Zaman. È arrivata la condanna di due giornalisti per aver diffuso segreti di Stato. Sono elementi che vanno in una direzione?

R. – Vanno nella direzione di una Turchia con tendenze sempre più autoritarie da parte del suo presidente. Se a questo aggiungiamo una ridefinizione dei crimini di terrorismo, crediamo che questo sia – ahimè – un trend in ascesa.

D. – Il 22 maggio si riunirà il congresso del Partito per la giustizia e lo sviluppo per la successione di Davutoglu. Si parla di un esponente vicino ad Erdogan, come il genero, l’attuale ministro dell’Energia…

R. – Che sia l’attuale ministro dell’Energia o l’attuale ministro dei Trasporti, stiamo sostanzialmente parlando di persone estremamente vicine a Erdogan. Per carità, anche Davutoglu, come Gul, erano vicino ad Erdogan, però erano entrambe persone con una loro personalità e con un loro seguito politico. Qui stiamo parlando di persone che non faranno che legittimare quello che di fatto è una presidenza esecutiva da parte di Erdogan.








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