2016-05-05 14:07:00

Pedofilia, Mattarella: contro indifferenza mobilitare scuola e media


Oggi, Giornata nazionale contro la pedofilia, dramma sottaciuto di cui sono vittime decine di milioni di bambini nel mondo, in massima parte non identificati, i cui carnefici restano quasi sempre impuniti. Secondo dati diffusi dell’associazione Meter ci sono 223 milioni di bambini abusati sessualmente, 10 milioni sono sfruttati per la produzione di materiale pedopornografico, diffuso su decine di migliaia di siti on line, dove perfino si inneggia all’orgoglio pedofilo. Contro l’indifferenza bisogna mobilitare la scuola, i media, i social network: l’appello del capo di Stato, Sergio Mattarella. Roberta Gisotti ha intervistato Barbara Forresi, psicologa e psicoterapeuta, responsabile del Centro Studi di Telefono Azzurro, che ogni anno pubblica un Dossier sulla pedofilia. 

R. – Dalla nostra ricerca emerge come i casi di pedofilia siano molto diffusi in Italia e come quest’anno 241 segnalazioni riguardino casi di abuso sessuale e pedofilia, con un aumento rispetto allo scorso anno. Purtroppo, l’impegno di Telefono Azzurro, che va avanti da 30 anni su queste tematiche della pedofilia, non può in nessun modo allentarsi. Le conseguenze sui bambini, infatti, degli abusi sessuali, come anche i casi di cronaca testimoniano, sono molto gravi.

D. – Come si spiega che questo delitto così odioso sia coperto da omertà, se non connivenze?

R. – Il silenzio, e per certi versi il segreto, sono tipici della pedofilia. Quello che noi vediamo dal nostro Osservatorio è che, comunque, per ogni bambino che segnala, c’è qualcuno che sa e che non parla. Il segreto è un tema che caratterizza ogni caso di pedofilia che noi gestiamo. I bambini, quando segnalano, lo fanno sapendo di tradire quel segreto che molto spesso il pedofilo chiede. Ed è proprio per questo che noi abbiamo istituito una linea per bambini e adolescenti, perché siamo consapevoli che i bambini hanno la necessità di parlare senza la mediazione degli adulti e possono farlo anche in forma anonima alla nostra linea. Questo li aiuta a far emergere delle situazioni che altrimenti resterebbero nascoste.

D. – Forse ci vorrebbe anche più informazione da parte degli educatori, da parte delle scuole, su questa realtà, certo con le dovute precauzioni nella presentazione del problema. Quindi informare anche i bambini e i ragazzi che possono rivolgersi a qualcuno…

R. – Sì, per noi ogni attività di sensibilizzazione, di comunicazione spetta alla nostra linea e più recentemente anche alla nostra chat. Infatti, Telefono Azzurro ha dovuto evolversi nel tempo e mettere a disposizione dei ragazzi nuovi strumenti tecnologici, per permettere di fare le loro segnalazioni e richiederci aiuto.

D. – Che fine ha fatto il vostro appello dello scorso anno al parlamento e al governo, perché venga varato un Piano di azione contro gli abusi sessuali sui minori?

R. – E’ rimasto inascoltato! Noi riteniamo che si debba partire dai dati per conoscere meglio il fenomeno della pedofilia, perché non c’è un caso uguale all’altro. E’ questo che rende difficile l’agire sulle situazioni di violenza sessuale sui bambini. Uno dei punti del nostro appello riguarda proprio l’istituzione di un registro nazionale, perché noi abbiamo i nostri dati, il Ministero della Giustizia altri, l’Istat altri ancora, ed è difficile metterli insieme ed avere una comprensione reale di questo fenomeno. Gli altri punti, che per noi sono fondamentali, sono sicuramente impedire ai pedofili di proseguire e di commettere nuovi abusi su altri bambini. Consapevoli del fatto che questi reati hanno una grande recidiva, riteniamo indispensabile trovare delle soluzioni di cura e sperimentarle, che queste siano cure legate alla castrazione chimica o cure legate a percorsi terapeutici. Purtroppo mancano in Italia – se non rarissime eccezioni – delle sperimentazioni serie nell’ambito della cura. Dovremo quindi riprendere esperienze internazionali, portarle anche in Italia, ed iniziare una sperimentazione seria. L’altro aspetto riguarda invece la possibilità, non solo di potenziare quei servizi e tutte quelle associazioni del terzo settore che hanno mille progetti di prevenzione, inclusa la nostra associazione, ma anche potenziare i servizi di cura sul territorio. Le vittime, infatti, hanno delle conseguenze molto spesso drammatiche, perché le storie traumatiche che hanno vissuto lasciano delle tracce molto profonde nel loro sviluppo. Vanno aiutate, quindi, e questo vuol dire anche qui in Italia poter sperimentare dei nuovi modelli di trattamento o integrare quelli esistenti, aiutando queste vittime a recuperare più sereni percorsi di crescita.








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