2016-05-05 14:19:00

Atlante Geopolitico Mediterraneo 2016: centrale ruolo Europa


Il bacino del Mediterraneo è e sarà nei prossimi anni centro di tensioni e soluzioni. E’ la fotografia scattata dall’Atlante Geopolitico del Mediterraneo 2016 realizzato dal Centro Studi Internazionali in collaborazione con l’Istituto San Pio V. Il documento, che si focalizza anche sulla genesi del sedicente Stato Islamico, mette in discussione il ruolo stesso dell'Europa. Massimiliano Menichetti ha intervistato il prof. Andrea Ungari uno dei curatori dello studio:

R. – L’idea è stata quella di realizzare uno strumento per comprendere, stimolare un dibattito, far capire l’origine storica di alcuni fenomeni che si sono realizzati oggi, e anche per dare una fotografia di quello che sta avvenendo, dell’evoluzione di questi Stati e di questi fenomeni che si stanno sviluppando, riguardanti i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo. E quest’anno l’obiettivo si è incentrato sulla questione del sedicente Stato Islamico.

D. – Che relazione c’è tra le "Primavere arabe", che anche voi citate nel Rapporto, e il sedicente Stato Islamico?

R. – Durante l’epoca "Primavere arabe" ovviamente non c’era ancora un fenomeno terroristico soprattutto all’interno dell’Africa. Tuttavia, è pur vero che prima del Califfato c’era un fenomeno, che era l’azione di Al Qaeda, che esercitava già il terrorismo. Si assiste quindi ad un’evoluzione del Califfato di alcuni spunti già presenti in Al Qaeda, ossia quelli relativi alla territorializzazione. Possiamo vedere ad esempio il Mali, che rappresenta uno dei primi esempi in cui si cercò di creare uno Stato islamico, e venne poi sconfitto dall’azione strategico-militare francese. Il Califfato ha portato avanti questo progetto: la costruzione di uno Stato oppure di una entità di Stati. Stati che erano sostanzialmente falliti. Ecco, questo è il problema che non interessa solamente adesso il Medio Oriente, ma sarà un problema anche nei prossimi anni: ossia la capacità e la volontà da parte di questi settori del mondo islamico di realizzare degli Stati ad impronta islamica; quindi non si tratta più di fare attacchi terroristici o di incutere timore all’Occidente, ma di creare delle realtà statuali permanenti.

D. – Quindi, le realtà che si creano dopo le "Primavere arabe" offrono degli spazi per l’affermazione dell’Is?

R. – Non tutte, perché sappiamo bene che in alcuni Paesi c’è stata una successiva normalizzazione. In altri, come per esempio l’Egitto, la fase della "Primavera araba" si è conclusa con la restaurazione di una dittatura di stampo militare. Un caso a parte rappresenta la Tunisia: un Paese in cui c’è già una maggiore secolarizzazione; e il Marocco si sta avviando in questa stessa direzione. Mentre per esempio la "Primavera araba" in Libia in realtà ha portato a uno Stato, come ormai viene definito da tutti gli analisti, “fallito”.

D. – Potremmo dire che l’Atlante, fotografando la situazione attuale, e mettendo in evidenza la questione dell’Is, richiama però ad una forte attenzione nei confronti del Mediterraneo, un po’ come centro di quello che sta succedendo…

R. – Il bacino del Mediterraneo, nonostante sia solamente il 2 per cento della superficie di acqua di tutto il globo, rappresenterà una sfida cruciale per i prossimi anni. Per l’Europa e non solo per essa, perché sul Mediterraneo si stanno affacciando gli appetiti di tantissimi Stati. Basti ricordare l’acquisizione di porti - non solo di terre ma di porti - che sta facendo la Cina proprio all’interno del bacino. È un luogo nei confronti del quale l’Europa e l’Italia devono prestare particolare attenzione, per tanti motivi: riguarda la vicina Europa per il rifornimento di risorse energetiche; riguarda l’Europa per il problema delle migrazioni e riguarda l’Europa per il fenomeno del terrorismo. C’è la necessità da parte dell’Europa, cosa che ancora purtroppo non c’è, di una strategia comune per stabilizzare alcuni territori e quindi evitare che da questi arrivino non solo ondate, masse enormi di profughi, ma che da lì possano partire cellule terroristiche responsabili degli attentati che abbiamo visto in questi ultimi mesi.








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