2016-05-02 10:43:00

Mons. Warduni: in Iraq sempre peggio, ma il mondo è indifferente


E' salito ad almeno 31 morti il bilancio ancora provvisorio del duplice attentato compiuto con due autobomba esplose ieri a pochi minuti l'una dall'altra a Samawah, città a maggioranza sciita a Sud di Baghdad, rivendicato dall'Is. Secondo l’Onu nel solo mese di aprile sono state uccise in Iraq almeno 741 persone, mentre nel mese di marzo le vittime della violenza erano state addirittura 1119. Cifre terribili e tuttavia la situazione in Iraq sembra quasi essere scomparsa dagli schermi della comunità internazionale. A denunciarlo è il vescovo ausiliare di Baghdad dei caldei, mons. Shlemon Warduni, raggiunto telefonicamente in Iraq da Alessandro Gisotti:

R. – O succede una cosa gravissima e allora se ne parla oppure non se ne parla. La situazione in Iraq - lo abbiamo sempre detto - continua a peggiorare: risolviamo un problema ed ecco che ne viene fuori un altro, più grande. Siamo andati giù, sempre più giù, finché non è arrivato l'Is. Abbiamo sempre gridato aiuto, facendo appello all’Europa, all’America, alle Nazioni Unite, implorandole ad agire insieme per poter fare qualcosa per noi, per poter far cessare la guerra… “Potete, per favore. Potete!”: questo è stato il nostro grido!

D. – La Chiesa denuncia anche gli interessi che sono dietro a questa violenza…

R. – La questione riguarda solo gli interessi: le armi! Se l’Europa, l’America e le organizzazioni internazionali non vendessero le armi a questa gente, la guerra cesserebbe! Le grandi nazioni dove si concentra il potere: queste vogliono sempre vendere armi e non pensano che ai loro interessi. E quindi poi ci sono gli altri, che non hanno una coscienza, che dicono di agire “in nome di Dio”, ma questo è tutto falso – sono tutte bugie! - perché Dio non vuole che l’amore, non vuole che il bene dell’uomo… Questa gente, invece, mette benzina sul fuoco! Questa gente mette le bombe! E quando scoppiano, come è successo a Samawah, ci sono questi attentati: ce ne sono tanti, tantissimi, ma non se ne parla! Anche noi siamo stanchi di dire, di parlare, di gridare!

D. – La Chiesa dell’Iraq è una Chiesa di martiri: che cosa sta facendo tra mille difficoltà, per dare un po’ di fiducia?

R. – La popolazione ha quasi perso la fiducia, e ciò malgrado il fatto che la Chiesa stia facendo tutto il possibile per aiutare la gente. Per esempio noi della Caritas ogni tanto lanciamo un progetto nuovo per i donatori; e li ringraziamo veramente e preghiamo per loro, perché stanno facendo tanto per noi, e davvero con uno spirito di carità e di amore cristiano. E cosa può fare la Chiesa? Noi cerchiamo di parlare dappertutto, di chiedere aiuti… Gli aiuti veramente non mancano, cominciando dal Santo Padre fino ad arrivare agli ultimi: i poveri cristiani, che cercano di fare il bene per gli altri, per dire a Gesù: “Ecco, noi ti abbiamo servito nei nostri piccoli fratelli”.








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