“Si potevano spendere i fondi utilizzati per acquistare gli armamenti per comprare invece medicinali antiretrovirali” afferma mons. Abel Gabuza, vescovo di Kimberley e presidente della Commissione Giustizia e Pace della Southern African Catholic Bishops’ Conference (Sacbc), in un comunicato diffuso all’indomani della pubblicazione del rapporto della commissione d’inchiesta incaricata di verificare se ci siano state irregolarità nell’accordo del 1999 per l’acquisto di grandi quantità di armamenti da parte del governo del Sudafrica.
Acquisto di armamenti un errore etico
La commissione ha stabilito che non vi sono prove di frodi e di malversazioni nella
stipulazione del contratto che avvenne al tempo della Presidenza di Thabo Mbeki. I
vescovi africani, attraverso mons. Gabuza, affermano che indipendentemente dal fatto
che vi sia stata corruzione o meno, l’accordo per l’acquisto massiccio di armamenti
è in quanto tale “un errore etico madornale”.
Anzichè armi acquistare farmaci antiretrovirali
“È importante ricordare - scrive mons. Gabuza - che all’epoca nella quale il governo
spendeva miliardi di Rand nell’acquisto di armi, alla nostra popolazione veniva detto
da quello stesso governo che non si poteva erogare denaro per acquistare farmaci antiretrovirali.
Quindi continuiamo ad insistere che il contratto per gli armamenti fu un errore etico
madornale”.
Combattere disoccupazione e povertà estrema
Il presidente della Commissione episcopale Giustizia e Pace afferma inoltre che dopo
aver studiato “le argomentazioni tecniche usate dalla commissione Sereti per arrivare
alle sue conclusioni, ripetiamo che in assenza di una chiara minaccia militare esterna
al nostro Paese, è eticamente irresponsabile e inutile spendere miliardi delle nostre
scarse risorse in armi, in un Paese che sta lottando per riprendersi dagli alti livelli
di disoccupazione e d’estrema povertà”.
Chiesa invita il il governo a sospendere l’acquisto di nuove centrali nucleari
“La più grande minaccia alla nostra sicurezza nazionale sono le ineguaglianze economiche
e la disoccupazione giovanile che da sole alimentano violente proteste sociali” ribadisce
il vescovo. “Ogni giorno vediamo proteste nei servizi pubblici e altre forme di contestazione
che stanno progressivamente diventando violente. Le capacità di difesa che i militari
hanno ottenuto attraverso l’accordo per l'approvvigionamento di armi nel 1999 sono
irrilevanti di fronte a questa minaccia alla sicurezza” conclude mons. Gabuza che
invita pure il governo a sospendere l’accordo per l’acquisto di nuove centrali nucleari.
(L.M.)
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