2016-04-30 19:14:00

Iraq, morti in un attentato dell'Is. Sciiti occupano Parlamento


Erano fedeli sciiti in pellegrinaggio ad un santuario, le vittime dell’attentato di oggi a sud-est di Baghdad, rivendicato dall’Is, e che ha provocato anche una quarantina di feriti. Nella capitale irachena, intanto, è stato dichiarato lo stato di emergenza a seguito dell’occupazione del Parlamento da parte di dimostranti. Francesca Sabatinelli:

Almeno 24 i morti alla periferia orientale di Baghdad, nell’ennesimo attentato del sedicente Stato islamico: un camion bomba è esploso sul percorso che i pellegrini compiono per recarsi alla tomba di Moussa al-Kazim, considerato uno dei santuari sciiti più venerati, meta di milioni di fedeli da tutto il Paese.  E oggi per la capitale è stata una giornata molto critica, tanto da spingere le autorità a dichiarare lo stato di emergenza quando centinaia di sostenitori del leader sciita Moqtada al Sadr, superando le barriere di sicurezza, sono penetrati nella zona verde fortificata della città, alcuni dei quali hanno occupato poi il Parlamento. Un’azione di forza, affrontata dalle forze dell’ordine con lacrimogeni,  per protestare contro la mancata approvazione di alcune riforme e di alcune nomine di ministri proposti dal premier sciita al Abadi che nei giorni scorsi aveva proceduto ad un rimpasto di governo. Critiche sono arrivate dall’Unione europea, il capo della diplomazia Federica Mogherini in una nota avverte che le violente proteste “rischiano di destabilizzare ulteriormente una situazione già tesa”.

Per un’analisi della situazione, Roberta Barbi ha parlato con il prof. Paolo Branca, docente di Storia dei Paesi arabi presso l’Università Cattolica di Milano:

R. – La cosa che fa impressione è il fatto che i nomi di questi luoghi colpiti sono nomi di santuari: come se da noi ogni poco scoppiasse una bomba a Lourdes, Fatima, alla Madonna di Pompei o a quella di Loreto. Quindi, fa molta impressione che si sia arrivati a questa lotta settaria, che tra l’altro va avanti da molto tempo e non si capisce neppure con quali vantaggi, perché non mi pare abbia portato nessuna delle due fazioni a una situazione di prevalenza sulle altre.

D. – Un attentato contro gli sciiti, la settimana scorsa una chiesa devastata nel centro di Mosul dai militanti del sedicente Stato islamico: si può parlare di una vera e propria strategia contro le minoranze?

R. – Sicuramente, questi Paesi sono sempre stati dei mosaici dal punto di vista etnico oltreché religioso. Non dimentichiamo i curdi o altre popolazioni che, pur essendo musulmane-sunnite, stanno passando i loro guai. La cosa preoccupante è che, approfittando di questo caos, sembra che ciascuno voglia pareggiare i conti, vendicarsi e ipotecare in qualche modo il futuro. Mi pare però che ci sia ben poco da parlare di futuro se si va avanti così, perché questi Paesi sono assolutamente distrutti, in ginocchio anche per quanto riguarda il sistema educativo, sanitario, è quasi impossibile sopravviverci.

D. – L’Iraq è ormai in preda a una fortissima crisi politica. Questo come influenzerà la lotta all’Is, che controlla ormai larghe porzioni di territorio a ovest e a nord di Baghdad?

R. – Purtroppo, vediamo che i Paesi stabili nell’area sono sempre meno e che il contagio sta diffondendosi, perché c’è anche la Libia, lo Yemen, e altri Paesi che sembravano stabili o che avessero ritrovato una calma, come l’Egitto, possiamo vedere invece che è una calma più apparente che sostanziale. Questo è veramente molto pericoloso, soprattutto per l’Europa nel medio-lungo periodo, in quanto il mondo arabo, nordafricano e mediorientale, è sempre stato anche un filtro rispetto alle migrazioni che venivano dall’Africa nera o dall’area caucasica e non si vede chi riesca a immaginare una strategia, perché questa devastazione finisca e si ritorni a una situazione di normalità, che dovrebbe essere a vantaggio di tutti.

D. – Attualmente, la comunità internazionale cosa sta facendo?

R. – Molto poco, mi sembra di poter dire. Infatti, abbiamo potuto constatare che qualcuno come Putin ha avuto via libera in un intervento piuttosto avventuroso che ha riportato la Russia nel Mediterraneo, cosa che non si vedeva dai tempi di Nasser. Quindi, ho paura che la fine del sistema bipolare – quindi la caduta dell’Unione Sovietica – non abbia aperto una fase con un’unica potenza regolatrice di tutto, ma abbia invece causato un caos diffuso, in cui mi pare, tra l’altro, che gli Stati Uniti stiano anche un po’ tirandosi indietro. Questo fa emergere ancora di più la debolezza della politica europeam in una zona così vicina e vitale per noi.








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