“Difendere la libertà religiosa e altri diritti umani. Fermare le atrocità contro i cristiani e altri credenti”: è il titolo del convegno svoltosi ieri all’Onu di New York e organizzato dalla missione permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, in collaborazione con le associazioni “CitizensGo”, “MasLibres” e “In defense of christians”. Il servizio di Giada Aquilino:
Quando la dignità umana viene trattata con “tanto disprezzo” come succede ai giorni nostri, il mondo deve diventare una comunità globale in cui ognuno di noi deve distinguersi per “solidarietà e sacrificio” nel “difendere, assistere ed amare concretamente” il prossimo. L’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede all’Onu, ha così tracciato un quadro delle tante zone del mondo in cui i cristiani e altre minoranze religiose soffrono persecuzioni e atrocità, dal Medio Oriente ai Paesi africani e non solo.
Il discorso di Papa Francesco all’Assemblea Generale dell’Onu
La sua riflessione è partita dalle parole pronunciate nel settembre scorso dal Papa
al Palazzo di Vetro di New York, quando ricordò come i cristiani, insieme ad altri
gruppi culturali o etnici e anche con quella parte dei membri della religione maggioritaria
“che non vuole lasciarsi coinvolgere dall’odio e dalla pazzia”, siano “stati posti
nell’alternativa di fuggire o – evidenziò il Pontefice – di pagare l’adesione al bene
e alla pace con la loro stessa vita o con la schiavitù”.
Sadismo sistematico contro cristiani e minoranze
Come Francesco esortò a un esame di coscienza per coloro che, disse, “hanno la responsabilità
della conduzione degli affari internazionali” per fare “tutto il possibile per fermare
e prevenire ulteriori sistematiche violenze contro le minoranze etniche e religiose
e per proteggere le popolazioni innocenti”, così mons. Auza ha chiamato a un “coinvolgimento
di tutti”: ciascuno ha “un ruolo da svolgere” – ha sottolineato il presule – per fare
sentire “in modo chiaro e inequivocabile” le grida di “bambini e anziani, mariti e
mogli, madri e padri, milioni di esseri umani” la cui vita è stata lacerata dal “sadismo
sistematico” di coloro che torturano, schiavizzano, violentano e uccidono innocenti.
Tre panel di discussione
Tre i momenti del convegno, dedicati alla protezione delle vittime di persecuzioni
e alla promozione della libertà religiosa in tutto il mondo, alla testimonianza di
vittime e testimoni oculari di atrocità di massa contro i cristiani e le altre minoranze
religiose compiute dal sedicente Stato islamico (Is) in Siria e in Iraq e da Boko
Haram in Nigeria, alle sofferenze e agli abusi subiti da donne e ragazze yazide e
cristiane in Medio Oriente.
I partecipanti
Tra gli intervenuti, anche l’osservatore permanente dell’Organizzazione per la cooperazione
islamica all’Onu, Ufuk Gokcen, il vescovo nigeriano, Joseph Danlami Bagobiri, i genitori
di Kayla Mueller, un giovane operatore umanitario rapito e ucciso dall’Is in Siria,
il sacerdote caldeo, Douglas Al Bazi, e la donna yazida, Samia Sleman Kamal, entrambi
rapiti dai gruppi jihadisti, il Cavaliere supremo dei Cavalieri di Colombo, Carl Anderson,
che – ha spiegato mons. Auza – con la sua organizzazione ha contribuito alla realizzazione
di un rapporto di 300 pagine sulle violenze contro i cristiani in Medio Oriente, tanto
accurato da spingere il segretario di Stato Usa, John Kerry, a definire ciò che sta
accadendo contro cristiani, yazidi e altre minoranze religiose della regione “un genocidio”.
Fermare atrocità di massa
Ricordando la lettera di Papa Francesco ai cristiani del Medio Oriente, per il Natale
2014, in cui il Pontefice esortò ad una “posizione chiara e coraggiosa” da parte di
tutti i responsabili religiosi “per condannare in modo unanime e senza alcuna ambiguità”
i crimini contro quelle popolazioni, l’osservatore permanente della Santa Sede presso
le Nazioni Unite ha auspicato un impegno concreto per “fermare le atrocità di massa”
contro i cristiani e gli altri credenti e difendere ovunque la libertà religiosa e
i diritti umani.
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