2016-04-29 11:20:00

Colletta per l’Ucraina: missione di mons. Dal Toso a Kiev


Papa Francesco ha lanciato per domenica scorsa, una colletta in tutte le Chiese d’Europa, a sostegno della popolazione ucraina colpita dal conflitto. La Santa Sede sta predisponendo interventi specifici che vadano a beneficio dell’intera popolazione, per far fronte all’emergenza umanitaria. A tal fine è stata istituita una Commissione in loco per vagliare i progetti da finanziare. Da Kiev è appena rientrato mons. Giampietro Dal Toso, segretario di Cor Unum, il dicastero vaticano che sarà chiamato a gestione i fondi della Colletta. Roberto Piermarini lo ha intervistato sugli scopi della sua missione in Ucraina:

R. – La mia missione si iscrive nel solco della grande iniziativa voluta da Papa Francesco a favore dell’Ucraina. Sappiamo che il Papa ha fatto due grandi appelli per una Colletta, i cui proventi andranno a beneficio di tutta la popolazione ucraina per una grande azione umanitaria che la Chiesa vuole realizzare, in un momento in cui l’Ucraina sta vivendo una difficile situazione, soprattutto dal punto di vista economico, e in cui una grande fascia della popolazione soffre per questa situazione oggettivamente critica. E quindi io sono stato negli ultimi giorni a Kiev per identificare le persone e quel minimo di struttura che ci aiuterà a realizzare in loco l’intenzione del Papa, che è esattamente quella di poter aiutare la popolazione. In questa prima fase, l’aiuto che porteremo sarà soprattutto di ordine umanitario per venire incontro alle prime necessità delle persone, che sono quelle di poter mangiare, avere un tetto, potersi vestire e anche poter avere dei medicinali con cui curarsi.

D. – Quindi a chi verrà destinata questa colletta, concretamente?

R. – La colletta verrà destinata concretamente alle persone bisognose, evidentemente senza nessuna distinzione di appartenenza religiosa, etnica o culturale, com’è nella tradizione peraltro della Chiesa e nella natura di questa iniziativa voluta dal Papa. Aiutare tutti quelli che sono nel bisogno, e soprattutto nei loro bisogni primari.

D. – Questa iniziativa ha avuto anche una valenza ecumenica?

R. – Certamente, perché prima di tutto ha visto la collaborazione anche di altre Chiese cristiane, che si sono dette disponibili ad aiutare e a identificare i bisogni; e anche perché sarà anche un’iniziativa che andrà a beneficio di tutti. E quindi, automaticamente, avrà anche una ricaduta positiva sui rapporti con le Chiese ortodosse e all’interno della Chiesa cattolica stessa.

D. – Qual è stata la risposta delle autorità ucraine?

R. – Ho trovato prima di tutto un grande apprezzamento da parte delle autorità per questa iniziativa, e chiaramente anche una disponibilità alla collaborazione nei limiti delle possibilità. Ma io direi però, ancora più profondamente, che questa iniziativa del Papa ha avuto già un suo primo successo, per il fatto che domenica 24 aprile in tutta Europa si sia parlato di questa situazione purtroppo dimenticata. L’Ucraina sta vivendo un conflitto nel silenzio generale, e soprattutto stanno soffrendo milioni di persone nel silenzio generale. Il fatto che si sia potuta realizzare questa colletta non è servito solamente per raccogliere del denaro, ma prima di tutto per sensibilizzare la nostra Europa ai problemi che stiamo vivendo all’interno dell’Europa stessa.

D. – Lei è stato a visitare un campo profughi. Quale esperienza ha fatto?

R. – Sì, devo dire che è stata la cosa che più mi ha colpito. In realtà si tratta di un edificio dove sono state raccolte più di 100 persone: persone normalissime, che avevano la loro attività, la loro casa e che, da un giorno all’altro, si sono viste costrette a scappare per poter salvare la propria vita. E quello che mi colpisce soprattutto è la totale precarietà della situazione di queste persone che non sanno che cosa succederà domani e che cosa potranno fare oggi, in un orizzonte completamente ignoto… Quindi, sono persone che vivono aspettando un domani che non sanno cosa porterà loro. Credo che questa sia forse la condizione più difficile al di là delle difficoltà quotidiane di vivere; ma che proprio la mancanza di prospettive sia probabilmente quello che più li ferisce e li fa soffrire.

D. – Hanno espresso apprezzamento per l’iniziativa del Papa?

R. – Certamente. Sono stato in visita a questi profughi insieme al nunzio apostolico, mons. Gugerotti, e ho visto immediatamente che c’è stata un’attenzione al fatto che degli ecclesiastici venissero a visitare e a salutare i profughi stessi.








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