2016-04-29 13:11:00

Ballottaggio in Iran. Riformisti in testa cercano la conferma


L’Iran alle urne per il ballottaggio delle elezioni legislative. In palio, 68 seggi dei 290 del Parlamento non ancora assegnati. Al primo turno, il fronte riformista è riuscito a capitalizzare in termini elettorali lo storico accordo sul nucleare con l’Occidente e la conseguente revoca delle sanzioni, che per anni hanno influito negativamente sull'economia del Paese. Si parte dal vantaggio del fronte riformista su quello conservatore, con gli indipendenti a fare da ago della bilancia. Quali le conseguenze se dovesse confermarsi questo risultato? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Lorenzo Cremonesi, esperto di Medio Oriente del Corriere della Sera:

R. – Vuol dire confermare il rientro dell’Iran nel contesto internazionale, gli accordi sul nucleare, la fine delle sanzioni che automaticamente rafforzano ovviamente il fronte moderato, che può così capitalizzare perché questo vuol dire scambi economici, ripresa delle esportazioni petrolifere ed energetiche. È ovvio che c’è un beneficio economico che automaticamente porta acqua al mulino del presidente Rohani e del fronte riformista.

D. – Quale ruolo può assumere l’Iran nell’ambito mediorientale, con tutte le situazioni conflittuali che permangono in questo momento?

R. – Un Iran più consapevole di sé stesso, meno bisognoso di guardarsi alle spalle. Può anche permettersi di essere più moderato e quindi vediamo prima di tutto la Siria, può anche fare delle pressioni di Bashar Assad che è il grande alleato. Quindi, vuol dire essere addirittura più aperti all’eventualità di un ricambio politico alla testa del regime in Siria. Un Iran più moderato, meno oltranzista anche in Iraq, più consapevole della necessità che comunque, se si vuole la pace sociale in Iraq e non la disgregazione del Paese, occorre parlare con i sunniti per rompere questa catena di consenso, di cui non si parla ma che c’è, tra i sunniti in Iraq nei confronti dell’Is. Quindi, l’Iran ha un ruolo fondamentale.

D. – Nei rapporti con l’Occidente, con l’accordo sul nucleare con gli Stati Uniti potrebbero esserci ulteriori momenti di avvicinamento…

R. – Certo, il dialogo è stato fortemente voluto da Barak Obama, nonostante le grandi operazioni di Israele. Però, un Iran moderato può rompere il fronte degli oppositori. Certamente, aiuterà il dialogo con l’Europa, l’Italia in testa, e speriamo che ciò possa avvenire. Abbiamo già visto, ci sono forti tensioni comunque in Iran. L’arresto  di tre giornalisti è un segnale che deve preoccupare: ci sono delle fortissime resistenze da parte della nomenclatura religiosa conservatrice contro queste svolte.








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