I vescovi dello Zambia chiedono alle multinazionali dell’agroindustria e del settore estrattivo una maggiore responsabilità verso l’ambiente e più attenzione all’impatto che le loro attività hanno sulle popolazioni locali. Con questo invito si è concluso martedì a Lusaka la Conferenza di alto livello organizzata dalla stessa Conferenza episcopale zambiana (Zec) sull’impatto ambientale dell’agricoltura e delle attività estrattive su larga scala.
Un’attività estrattiva più rispettosa dell’ambiente
Obiettivo della conferenza, alla quale è intervenuto il card. Peter Turkson, presidente
del Pontificio Consiglio Giustizia e pace, era di creare una maggiore consapevolezza
sull’importanza della salvaguardia del Creato, così come indicato dall’Enciclica “Laudato
si’ sulla cura della casa comune” di Papa Francesco e quindi sensibilizzare le grandi
imprese minerarie e agricole che operano in Zambia. Le loro attività – evidenziano
nel comunicato finale i vescovi zambiani – sono sicuramente importanti per lo sviluppo
economico e per l’occupazione nel Paese, ma causano anche danni all’ambiente e alle
popolazioni locali. Di qui l’appello alla responsabilità alla luce delle indicazioni
di Papa Francesco nella “Laudato sì”.
I danni dell’industria estrattiva e agricola alle popolazioni locali
Lo Zambia è uno dei principali produttori del mondo di smeraldi e rame che hanno
attirato molti investimenti stranieri incoraggiati dagli incentivi anche fiscali del
Governo di Lusaka. Una politica che ha suscitato forti critiche nel Paese, per i costi
sociali di tali investimenti che ricadono sulle fasce più povere della popolazione,
costrette a subire l’esproprio delle loro terre ancestrali e i danni conseguenti all’inquinamento
e allo sfruttamento intensivo delle risorse naturali. (L.Z.)
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