Urne aperte il 5 giugno, in Svizzera, per il referendum sulla modifica della legge relativa alla medicina della procreazione: i cittadini saranno chiamati ad esprimersi, in particolare, sulla norma attuativa della diagnosi pre-impianto (Dpi). Già approvata, nella sostanza, lo scorso giugno con il 61 per cento dei consensi, tale procedura dà il via libera ai medici affinché possano esaminare gli embrioni prima di impiantarli nell'utero, con l’obiettivo di verificare l'eventualità della trasmissione di malattie o disabilità gravi.
Rischio di derive eugenetiche
Immediata la reazione della Chiesa cattolica che già
nei mesi scorsi ha messo in guardia dal rischio di derive eugenetiche della diagnosi
pre-impianto. “Si tratta di una tecnica di selezione di embrioni – scrive in una nota
la Commissione di bioetica della Conferenza episcopale elvetica (Ces) - ottenuti tramite
la fecondazione artificiale. Gli embrioni che non vengono impiantati finiscono, poi,
distrutti, congelati o utilizzati a scopo di ricerca”. Di fatto, scrive la Commissione,
“autorizzare la Dpi significa autorizzare la selezione di chi merita di vivere e chi
no”.
Stigmatizzazione delle persone
Tre, inoltre, i problemi rilevati dai vescovi: in
primo luogo, il progetto di legge prevede “un ampliamento della pratica della Dpi,
rendendola disponibile non solo alle coppie portatrici di una malattia ereditaria
grave, ma anche a tutte le coppie che ricorrono alla fecondazione artificiale”. Non
solo: la Dpi porta a decretare che “una malattia genetica come la Trisomia 21”, ovvero
la Sindrome di Down, “giustifica la selezione” e quindi “la stigmatizzazione delle
persone” che ne sono affette.
Crioconservazione embrioni è contro la dignità umana
In secondo luogo, la proposta normativa prevede “la
crioconservazione degli embrioni ottenuti con la fecondazione artificiale”. Ma, spiega
la Ces, “si tratta di un procedimento che tratta l’embrione come un oggetto”, una
pratica che “interviene in modo radicale nella storia dell’essere umano, andando contro
la sua dignità”. In terzo luogo, viene aumentato “in modo arbitrario da tre a dodici”
il numero di embrioni da sviluppare per ogni ciclo di fecondazione artificiale. Di
qui, l’allarme dei vescovi per il rischio di ulteriori derive: “Nulla, infatti, indica
che ci si fermerà a questo stadio e che, in un futuro più o meno prossimo, non si
proceda ad ulteriori applicazioni della Dpi”.
Società è umana quando è capace di accogliere
i piccoli e vulnerabili
Per tali ragioni, quindi, la Commissione di bioetica
della Chiesa cattolica svizzera afferma che “tale progetto di legge non rispetta la
dignità inalienabile dell’essere umano” e ricorda che “una società è autenticamente
umana quando, pur contrastando la sofferenza e la malattia, si dimostra ancora capace
di accogliere ogni persona nella sua dignità, lasciando spazio ai più piccoli ed ai
più vulnerabili”. (I.P.)
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