“Abbiamo già toccato il fondo?” Con questa domanda la Commissione episcopale di Pastorale Sociale-Caritas dell’Honduras titola un comunicato con il quale commenta le rivelazioni pubblicate dal quotidiano “New York Times” sulla “struttura corrotta della polizia nazionale ed il silenzio complice di governanti e di politici che hanno protetto e premiato gran parte degli ufficiali coinvolti in gravi crimini, in collusione con il crimine organizzato”. La nota dell’episcopato afferma che la divulgazione a livello internazionale di questa realtà “è più che vergognosa” ed ha “sconvolto la società honduregna” in quanto dimostra come “la polizia ha smesso di funzionare come corpo di sicurezza per trasformarsi in una mafia organizzata”.
Corruzione e impunità: una verità ben nota a tutti
La nota dei vescovi sottolinea che il reportage, intitolato
“Tre generali e un cartello: violenza poliziesca e impunità in Honduras” è una realtà
nota da molti anni alle istanze giudiziarie le quali, però, non hanno osato denunciare
e ancor meno punire penalmente i responsabili. “Al contrario - afferma l’episcopato
- hanno insabbiato e ritardato ogni indagine”. Gli organismi di giustizia, come procura,
Corte Suprema di Giustizia e corpi di sicurezza, non hanno funzionato – ribadisce
la Chiesa – Anzi: il governo ha chiesto aiuto agli Stati Uniti e all’Unione Europea
riconoscendo la sua incapacità di 'ripulire' le proprie istituzioni. “Questo è anche
- si legge nella nota - un riconoscimento tacito del fatto che l’Honduras è uno Stato
senza Stato”.
Nessuno crede più nelle istituzioni
Il comunicato afferma che “nessuno crede più che ai
vertici della polizia e dei Ministeri per la sicurezza nazionale non si conoscessero
le azioni criminali di questi cattivi funzionari che addirittura utilizzavano le strutture
e la logistica istituzionale per delinquere”. La nota episcopale aggiunge che, oltre
ad accettare tangenti, essi informavano i gruppi criminali, partecipavano e dirigevano
delitti ed uccisioni. Infatti, il comunicato fa riferimento anche ad un aumento della
delinquenza, dell’estorsione e del ricorso a sicari, in alcuni casi anche donne.
L’erosione all’interno della polizia
L’episcopato sottolinea che la “situazione è complessa”
dopo le denunce che hanno provocato accesi dibattiti tra i difensori della polizia
e coloro che cercano di ripulire l’istituzione. Tuttavia, i vescovi criticano
la debolezza dello Stato nell’agire contro i poliziotti corrotti e nell’assumersi
la propria responsabilità di sanare gli organi di polizia, offrendo formazione, infrastrutture
e salari migliori ai funzionari onesti. “La vulnerabilità di cui soffre la popolazione
- si legge - sarà ridotta solo con un’istituzione che sia garante della sicurezza
cittadina, e non una minaccia per la vita”.
Una società vigilante
La Pastorale Sociale honduregna plaude, poi, ai primi
passi compiuti dall’ufficio del Pubblico Ministero verso la pulizia degli organi di
sicurezza dello Stato e la creazione della Commissione di "depurazione" della Polizia
nazionale. Al contempo, la Chiesa mette in guardia sulla necessità che la procura
riesca a “presentare prove calzanti che non lascino la possibilità, alla nuova Corte
Suprema di Giustizia, di utilizzare pratiche del passato, come l’abuso di misure sostitutive
alla prigione, perché ciò sarebbe un’offesa alla cittadinanza e alle vittime della
violenza della polizia”. L’efficacia del processo di risanamento “dipenderà in gran
parte – si legge nella nota - dall’impegno e dalla volontà politica delle autorità
di affrontare il problema”. Per questo, l’episcopato lancia un appello affinché la
società honduregna si mantenga vigilante in questo percorso ed invita ad una riflessione
comunitaria sulle aspettative della cittadinanza nei confronti degli organi di sicurezza
dello Stato. (A cura di Alina Tufani)
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