2016-04-25 13:20:00

Villaggio per la terra: Papa ci ha donato entusiasmo e speranza


Le parole del Papa sono state accolte con gratitudine e con l’entusiasmo di chi con impegno vuole proseguire sulla strada della costruzione di una civiltà basata sul rispetto, la gratuità e la solidarietà, cercando di trasformare la diversità in ricchezza e non in pericolo. Così nelle parole degli organizzatori del "Villaggio per la terra", Antonia Testa per il Movimento dei Focolari e Pierluigi Sassi di "Earth Day Italia". Con loro tra il pubblico anche l'Imamdi Trieste Nader Akkad, in rappresentaza del dialogo interreligioso che tanta parte ha avuto nel Villaggio di Villa Borghese, Sentiamo le loro voci al microfono di Gabriella Ceraso:

R. – Per me stare lì, accanto al Santo Padre, guardare Roma dalla sua prospettiva mi ha cambiato per sempre! Mi ha detto e mi ha ripetuto ancora oggi: “Lavora, senza paura! Avvicinati a tutto quello che Dio ti pone davanti. Lo puoi far diventare foresta”.

D. – Amicizia sociale contro le guerre e le diversità che ci fanno paura. Lo ha detto il Papa ma è anche il messaggio di questi giorni al Villaggio della Terra?

R. – Io penso che, con il Papa qui, questo concetto lo abbiamo visto con i nostri occhi. Guerre, divisione, negativo: ci sembra che ci vengano addosso, che ci vogliano schiacciare e abbattere. Ma non è cosi! L’amicizia sociale che il Papa ci ha testimoniato, appunto, è perché la vedeva qui, in mezzo a noi. Lui non è solo: noi vogliamo essere con lui e vogliamo poter gridare che la guerra non può avere l’ultima parola, il negativo non può averla vinta.

R. – (Pierluigi Sassi) ll Papa ci ha indicato una via e ci ha detto: “Non abbiate paura delle difficoltà. E’ lì che si costruisce una foresta; forse disordinata, ma piena di vita”.

D. – Gratuità e vicinanza che il Papa ha raccomandato, sono state vissute in questi giorni al Villaggio?

R. – Sì. Questo Villaggio ha voluto offrire soprattutto una esperienza di condivisione, che deve convincerci ad andare avanti verso la sostenibilità del Pianeta. E questa non può non passare per il rispetto dell’uomo, per la centralità dell’uomo.

D. – Il Papa ha anche indicato un pochino la strada quando ha detto: “E’ rischioso sì, ma c’è anche una opportunità nell’andare incontro agli altri”…

R. – Che dire? Noi abbiamo veramente provato ad aprire un dialogo con tante diversità in questi giorni., vedersi premiato csì questo sforzo, è straordinario.

D. – Imam Nader Akkad, imam di Trieste, lei è qui a rappresentare alla Mariapoli e al "Villaggio per la Terra" il dialogo interreligioso. Cosa le è rimasto della presenza del Papa e cosa l’ha colpita delle parole di Francesco?

R. – Prima di tutto è stata una grande sorpresa! Sentire poi anche le parole dirette di Papa Francesco su come trasformare questa terra da un deserto ad una foresta piena di fiori: questo sicuramente è davvero un messaggio d’amore. Sicuramente, oggigiorno l’impegno è molto importante, specialmente nel dialogo: è l’unico mezzo che abbiamo. E questo lo ha ricordato anche Papa Francesco. Bisogna fare il dialogo senza guardare alla religione, fare dialogo con uno spessore umano, richiesto quell’amore reciproco.

D. – Il Papa ha detto: “Avvicinarsi è un rischio, ma è anche una opportunità”…

R. – Esatto, sicuramente. E poi ha detto che questa opportunità è grande e noi dobbiamo ricordare anche questo. Ha detto: “Dovete vedere in questi nuovi flussi dei rifugiati come un dono, un dono di Dio”. Penso davvero che chi la pensa in grande, lo vede come un dono di Dio.

D. – Imam, lei è stato in questi giorni, a visitare le famiglie siriane che il Papa ha portato con sé…

R. – Sì.

D. - Che impressione ha avuto di questo gesto e che cosa ha raccolto da queste famiglie?

R. – Li ho incontrati nella scuola dove stanno imparando l’italiano… Li ho incontrati e ho portato il saluto della comunità araba siriana e il benvenuto in Italia. Mi hanno raccontato: hanno raccontato di questi piccoli gesti di tenerezza e di amore che hanno percepito da Papa Francesco. Penso che questo gesto sia stato come un dono divino, perché salvare tre famiglie siriane, con i loro piccoli, da una situazione di emergenza e portarle qui, in Italia, in una terra di pace, in una terra di amore, ha fatto sì che le cose da piccole diventassero grandi. Li ha fatti credere tanto nei miracoli!








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