2016-04-25 18:45:00

Mattarella: 25 aprile, è sempre tempo di Resistenza


“E' sempre tempo di Resistenza”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, celebrando il 71.mo anniversario della liberazione dell’Italia dal nazifascismo, il 25 aprile 1945. Il servizio di Giada Aquilino:

“Ovunque sia tempo di tirannia, di tragedie umanitarie che accompagnano i conflitti, lì vanno affermati i valori della Resistenza”. Così il capo dello Stato Mattarella a Varallo, in provincia di Vercelli, tra le prime zone liberate dal nazifascismo. In mattinata, a Roma, Mattarella aveva deposto una corona di alloro all'Altare della Patria, per rendere omaggio al Milite ignoto. Alla celebrazione anche il premier Renzi e il presidente del Senato Grasso. Alla gente che gli chiedeva una promessa sulle pensioni minime, Renzi ha risposto di non poter prendere impegni. Dal Colosseo si è sondato il corteo organizzato dall'Associazione nazionale partigiani: presenti anche realtà filo-palestinesi. Per protesta, non hanno partecipato la Brigata Ebraica e gli ex deportati, che hanno invece manifestato all'ex carcere nazista di via Tasso. Al corteo di Milano, al passaggio della Brigata Ebraica, urlati slogan a favore della liberazione della Palestina. In piazza Duomo, con il sindaco Pisapia, anche quello di Lampedusa, Nicolini: “l'Olocausto - ha detto riferendosi alla tragedia dei migranti - è nel Mediterraneo”. A Torino, sarà ripristinata domani la statua ai caduti imbrattata nella notte.

 

Tanti i partigiani cattolici che si impegnarono per liberare l’Italia dal nazifascismo. Alessandro Guarasci sentito Giovanni Bianchi, presidente dell’associazione Partigiani Cristiani:

R. – Non si tratta soltanto di pensare ai partigiani con il fucile: ce ne erano molti – e come! – nei quartieri e nelle parrocchie senza fucile. Credo che il contributo più grande sia stato sintetizzato benissimo da Franceschini - partigiano cattolico, rettore poi dell’Università Cattolica - il quale disse: “I cattolici, durante la lotta di liberazione, hanno imparato a combattere senza odiare”. Mi pare che fosse un atteggiamento che si distingueva da molti altri e che soprattutto preparava l’Italia repubblicana, che usciva dalla lotta di liberazione, cercando una democrazia e una solidarietà tra tutti gli italiani.

D. – Secondo lei, oggi, cosa rimane di quell’eredità?

R. – Il tono della nostra Costituzione. I costituenti - per la gran parte avevano combattuto per la lotta di liberazione - si rendono perfettamente conto che il primo Risorgimento è stato tutto consumato dalla propaganda, dagli errori del fascismo e che gli italiani per stare insieme, per andare avanti e costruire un futuro hanno bisogno di un progetto comune: quindi la Costituzione non è la Resistenza, ma sono gli uomini della Resistenza che pensano a scrivere insieme - restando diversi e in molti casi neppure abbassando i toni – il progetto, la carta comune di tutti gli italiani. Io credo che questo sia il deposito vivente, che ci dà ancora un idem sentire in questa fase storica. 








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