2016-04-25 17:09:00

Il CSI non depenalizza la bestemmia in campo


Il cartellino azzurro e lo sport

"Da circa dieci anni il CSI ha introdotto il cartellino azzurro all'interno dei suoi campionati". "Qualcuno, afferma don Alessio Albertini, Assistente ecclesiastico del Centro Sportivo Italiano, ha letto questa espulsione temporanea, cosa che esiste già in alcuni sport, come occasione per non dare peso alla trasgressione di una regola, come poteva essere la bestemmia". "Solo che si è generalizzato dicendo che il CSI derubrica la bestemmia, la consente, l'accetta, non la punisce con il dovuto rigore. Ciò non è vero". "Questa è un'opportunità che è la conseguenza di una filosofia del CSI, della sua missione, che non è semplicemente quella di far praticare sport e pretendere di giudicare una persona dai risultati e dal rispetto di una regola, ma dargli l'opportunità di crescere attraverso l'attività così appassionante come lo sport. E allora, tra le varie opportunità che ci sembravano possibili c'era anche quella di far riflettere sull'errore compiuto. E quindi ecco l'introduzione del cartellino azzurro, che è un po' di più del giallo e un po' meno del rosso. Ma non nel senso che certi atteggiamenti non vadano puniti ma che sia offerta l'occasione per riflettere sull'errore". "E il cartellino azzurro non è legato solamente alla trasgressione del linguaggio e, nel nostro caso, alla bestemmia, ma anche a altri fatti di gioco che avvengono durante una partita". "Qualcuno ha interpretato ciò semplicemente come un'apertura o addirittura una interpretazione al ribasso di una regola che resta anche nelle Federazioni".

Il CSI non depenalizza la bestemmia in campo

"La bestemmia ancora prima di essere una trasgressione religiosa, continua don Albertini, è una trasgressione umana". "Cioè dà fastidio stare accanto a qualcuno che bestemmia anche al di fuori dell'attività sportiva. Questa cosa il CSI non la tollera assolutamente, non l'ha mai tollerata neppure con il cartellino azzurro. Ma intravede in questo cartellino azzurro un'opportunità, che magari non funzionerà, che non sarà giusta fino in fondo, ma che rappresenta un tentativo che si vuole fare per far prendere coscenza dell'errore che uno ha compiuto". "Tengo a sottolineare che, mentre il cartellino rosso è l'allontanamento definitivo dal campo, il cartellino azzurro chiede che il giocatore non si allontani dal rettangolo di gioco ma che resti seduto in panchina. In questo, dal momento che l'educazione è l'alleanza tra tutte le componenti, dovrebbe supentrare l'aiuto dell'allenatore o del dirigente che faccia prendere coscenza al giocatore del perchè è seduto in panchina e non gioca". 

L'educazione attraverso lo sport

"E' la missione del CSI. Non è un ente in più che vuole organizzare o lucrare attarverso lo sport". "Quella del cartellino azzurro è un opportunità che viene data a tutti i Comitati italiani del Csi. E' stata presa questa decisione, prosegue don Albertini, all'interno della Commissione Tecnica nazionale. Dall'altra parte, credo, è una mia opinione, credo condivisa sia dagli amici del Csi sia in ambito ecclesiale, lo specifico dell'educazione con lo sport arriva attraverso l'attività sportiva e non soltanto con prediche, riflessioni o convegni. Ma soprattutto con l'attività sportiva che è regolamentata. Quindi saper intervenire, dove è possibile, sui regolamenti valorizza anche l'attività sportiva". "Quella del cartellino azzurro è quindi un'opportunità anche di crescita umana". "Non è obbligatoria nell'applicazione. E' infatti delegato ai Comitati usarla o non usarla. Per il CSI è definitiva ma con una opportunità di approfondirla, rivederla o rafforzarla".

Con noi, don Leonardo Biancalani, teologo per il commento della domenica sportiva. Per la storia sportiva della settimana, Carlo Feroldi, l'allenatore della squadra "Casa di reclusione" del carcere di Bollate a Milano. Squadra che milita nel campionato di Terza Categoria milanese. (intervista di Davide Capano)

 

 

 








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