2016-04-22 14:29:00

All'Onu, firma accordo clima. Francesco: ascoltare grido della Terra


Storico avvio, oggi a New York in sede Onu, dell’iter di sottoscrizione da parte di 171 Paesi, dell'accordo contro il surriscaldamento climatico approvato a Parigi il 12 dicembre."Occorre agire oltre i soli propositi", ha sottolineato in apertura il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. Nella odierna Giornata mondiale della Terra scelta per l’occasione ci saranno anche 50 tra capi di Stato e di governo. E stamani - in un tweet - il Papa, che alla cura della "casa comune" ha dedicato l’Enciclica Laudato si’, ricorda che “Un vero approccio ecologico sa curare l’ambiente e la giustizia, ascoltando il grido della terra e il grido dei poveri”. Francesco ha inoltre pubblicato una foto su Instagram, che lo ritrae mentre pianta un piccolo albero, accompagnata da questo messaggio: "Tutti possiamo collaborare come strumenti di Dio per la cura della creazione". Il servizio di Gabriella Ceraso:

Contenere ben al di sotto dei 2 gradi centigradi, idealmente fino ad 1,5, l’aumento della temperatura globale rispetto ai livelli preindustriali, frenare dunque l’escalation delle emissioni di gas serra e l’avvicinarsi dei disastri naturali che ne derivano. E’ questo il cuore dell’accordo: sono compresi tutti i Paesi e i tipi di emissioni. Il segnale ai mercati è forte: occorre investire in un’economia diversa, mobilitare il supporto tecnologico e spingere per i Paesi in via di sviluppo, come spiega il professor Ugo Bardi del Dipartimento di Scienze della terra all’Università di Firenze:

“È una sfida immensa e non basta la buona volontà di dire: ‘Prendo la bicicletta invece dell’automobile o il treno invece dell’aereo’. È una trasformazione profonda che deve prendere tutta la società industriale, tutto il sistema di produzione, quello dei trasporti e delle comunicazioni. Ci vogliono investimenti, ma anche adattamento. Se noi continuiamo a pensare alla soddisfazione immediata del cosiddetto ‘consumatore’ andiamo verso il disastro; se invece risparmiamo qualcosa, la mettiamo da parte per il futuro, la investiamo per i nostri figli, possiamo arrivare a un futuro migliore”.

L’entrata in vigore dell’accordo, non prima del 2020, avverrà comunque 30 giorni dopo la sottoscrizione da parte di 55 Paesi responsabili del 55 per cento delle emissioni di gas serra. Ma è positivo che molti Paesi abbiano già presentato i rispettivi contributi. In testa, Cina e Stati Uniti, finora reticenti. Tuttavia il timore, espresso anche dal Papa, che come i protocolli precedenti, anche per questo ci si fermi ai soli propositi, c’è. Ancora il prof Bardi:

R. – L’accordo impone abbastanza poco: è un accordo di massima sul fatto che sia assolutamente necessario fare qualcosa. È tantissimo perché c’è il rischio di non arrivarci, ci sono delle forze enormi che stanno premendo per non arrivare e per non fare degli accordi. Poi l’accordo bisogna metterlo in pratica: tutti sono stati contenti di firmarlo, e lo sono ancora, ma le conseguenze richiedono lavoro.

D. – I Paesi in via di sviluppo sottolineano la necessità di equità e anche di giustizia. Tutto questo è previsto, secondo lei, da questo accordo?

R. – È scritto nella Enciclica, ma non nell’accordo di Parigi; però è implicito che non potremmo mai arrivare a niente se non con un processo che sia giusto ed equo nei riguardi di tutti.

La forza dell'accordo è la consapevolezza che la sfida ai cambiamenti climatici si vince solo insieme e a questa consapevolezza come anche alla gravità della situazione si è giunti anche grazie al Papa. Ancora il prof. Bardi:

“Il Papa queste cose le capisce bene. Lui è uno degli artefici di questo accordo. Indubbiamente, se non ci fosse stata l’Enciclica sul clima, sarebbe stato più difficile. È stata una forza enorme che ha premuto in una certa direzione. Però anche il Papa si rende conto che non è solamente una questione di principio, come quando uno dice che è bello fare certe cose – ‘facciamolo tutti insieme', ecc. – ;no, bisogna lavorarci sopra e sacrificare certe cose. E il rischio è fortissimo, perché le ultime notizie dalla climatologia sono impressionanti. Il riscaldamento globale non è più una cosa teorica, di modelli, un problema che emergerà dal 2100 in poi – fra un secolo – per i nostri nipoti, forse per i nostri figli; no, la situazione sta evolvendo rapidamente e il cambiamento sta accelerando! Potremmo trovarci a rimpiangere di non aver agito con la necessaria velocità quando lo potevamo ancora fare”.








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