2016-04-21 19:05:00

La Cei: con la perdita di lavoro si smarriscono i diritti


Preoccupazione della Cei per la mancanza di lavoro. La Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, nel messaggio in occasione del 1 maggio, denuncia che la "scarsità" di lavoro "porta sempre più persone, impaurite dalla prospettiva di perderlo o di non trovarlo, a condividere l'idea che nulla sia più come è stato finora: dignità, diritti, salute finiscono così in secondo piano. Si tratta di una deriva preoccupante messa in moto dal perdurare di una crisi economica stabilmente severa, da una disoccupazione che tocca diversi segmenti anagrafici e demografici (i giovani, le donne e gli ultracinquantenni), e da un cambiamento tecnologico che da più parti viene definito in termini di 'quarta rivoluzione industriale'".

 

Si' a imprenditori responsabili
Per la Cei, quindi, "rispetto a questa situazione non sfugge la pertinenza del richiamo alla responsabilità degli imprenditori formulata nell'Evangelii gaudium , e ripresa nel messaggio del Pontefice al Forum economico mondiale di Davos ; tuttavia, si possono prefigurare responsabilità più ampie e diffuse. A ben vedere, infatti anche i lavoratori hanno una responsabilità con la quale fare i conti: il lavoro, che ci sia o meno, tracima e invade le vite delle persone, appiattisce il senso dell'esistenza, così che chi non aderisce a questa logica viene scartato, rifiutato, espulso. Ecco la responsabilità che tutti ci troviamo a condividere: l'incapacità di fermarci e tendere la mano a chi è rimasto indietro".

Il ruolo della scuola
Importantissima è la scuola. Per i vescovi, "la dimensione educativa del lavoro va ritrovata anche all’interno delle istituzioni formative, facendo in modo che scuola e lavoro siano due esperienze che si intrecciano e interagiscono: i giovani devono poter fare esperienze professionali il prima possibile, così da non trovarsi impreparati una volta terminati gli studi". Dunque, "l’alternanza scuola-lavoro, così come è stata di recente riformata, rappresenta una leva fondamentale poiché permette a un numero sempre più ampio di giovani di capire quali sono le competenze e le capacità richieste dal mercato del lavoro. Inoltre, non bisogna dimenticare che questo genere di esperienze possono favorire anche lo sviluppo di una propensione all’auto-impiego".

No alla fuga dei cervelli
Il Paese, in fondo, ha le potenzialità per emergere. Nel documento si dice che "l’Italia non può continuare a sprecare l’intelligenza, il talento e la creatività dei suoi giovani, che emigrano nella speranza di essere accolti altrove. Occorre creare per loro spazi di sperimentazione, dove lasciare libera espressione alla creatività e all’intraprendenza: ci sono tanti piccoli, ma significativi segnali che mostrano quanto la collaborazione, la partecipazione e la solidarietà possano essere gli ingredienti di base per ricette imprenditoriali nuove, esperienze che rompono con la «globalizzazione del paradigma tecnocratico»[1], senza per questo essere improduttive o economicamente fallimentari".

 








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