2016-04-19 16:27:00

Prodi: "Occorre una politica europea decente per la Libia"


"Se qualcosa di diverso c'è stato rispetto al contratto Ue-Grecia-Turchia, in cui si è studiato ogni aspetto non dico commerciale ma di complicata burocrazia nel trattamento dei profughi, questo qualcosa è stato il viaggio del Papa a Lesbo, portatore di un fortissimo messaggio di cambiamento politico. Io spero che la situazione si sblocchi, comunque il problema dei profughi lo potremo gestire con soddisfazione di tutti quando avremo la pace. Ce lo dobbiamo mettere bene in testa. Dobbiamo fare tutti gli sforzi per fermare l’aspetto bellico. Ci vuole l’accordo Usa-Russia, ci vuole una politica europea decente nei confronti della Libia. Noi dobbiamo aiutare l’iniziale nucleo di governo libico a radunare attorno a sé la più grande adesione nel Paese, l’Europa può fare qualcosa in merito". Il prof. Romano Prodi, intervenuto alla presentazione del Rapporto annuale del Centro Astalli per i Rifugiati, così risponde ai nostri microfoni. E sulla faccenda del muro al Brennero, precisa: "E' un brutto messaggio di politica interna che il governo fa per i suoi elettori. Il resto è propaganda". 

I limiti del 'Migration compact' e la ricattabilità dell'Ue con l'accordo con la Turchia

"Anche gli eventi di questi ultimi giorni dimostrano una mancata solidarietà tra i Paesi ell'unione europea e soprattutto la mancanza di una politica d'asilo forte e condivisa tra i Paesi Ue, in grado di superare i limiti del regolamento di Dublino". Così ha dichiarato il Presidente del Senato Pietro Grasso, in apertura dell'incontro che ha celebrato anche i 35 anni di attività del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati. Sulla stessa linea ci risponde dalla Germania Don Mussie Zerai, Presidente dell'Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppo, che aggiunge: "La proposta italiana del Migration compact, pure coralmente accolta a livello auropeo, se la andiamo a guardare nei contenuti, parla poco della protezione della vita delle persone. La cooperazione da una parte è diventata un'apripista per gli affari delle grandi multinazionali, dall’altra è una creazione dei consumatori finali dove si fa la cooperazione, una specie di arma di ricatto fra gli Stati, insomma. In mezzo però non c’è la vita delle persone e di come proteggerle. Negli ultimi quindici anni non abbiamo fatto che chiedere all’Ue di avere un programma europeo di reinsediamento", continua Don Zerai: "Dai Paesi limitofi si deve organizzare un viaggio legale per coloro che hanno diritto di essere riconosciuti rifugiati, dando precedenza ai casi più vulnerabili. La chiusura dei confini ha fatto arricchire i trafficanti e messo in pericolo la vita di migliaia di persone. L’Ue si è infilata in una posizione di ricattabilità con l’accordo con Ankara e con l’Africa. E' in sostanza ciò che faceva Gheddafi usando i migranti come arma di ricatto verso l’Europa. Lo sta facendo la Turchia e lo faranno altri Stati per farsi sentire. E’ un approccio sbagliato dell’Ue. Bisogna andare alla radice dei problemi: guerra, fame, violenze. Dare un po’ di soldi ai governi africani non serve a nulla. Ci vogliono accordi bilaterali di ingresso di lavoratori legali scegliendo il Paese più in difficoltà non quello che mi offre più mercato. Finora la logica è stata questa". 

Ritrovare la 'fraternitas'

E mentre si sta cercando di fare chiarezza sul presunto naufragio di centinaia di migranti che dall'Egitto avrebbero tentato di raggiungere le nostre coste, da Noto, in Sicilia, il direttore della Caritas diocesana, Maurilio Assenza: "Noi nei nostri territori abbiamo sempre più degli immigrati che diventano parte delle relazioni ordinarie. C’è una parola in sospeso nel mondo occidentale che è la fraternitas. Parola umana e politica. E’ un fenomeno inarrestabile quello delle migrazioni forzate, quindi dovremo prepararci a un futuro diverso". E ricorda La Pira: "Concreto e visionario. La politica deve essere così, come era lui, capace di una visione alta. Il mediterraneo è il lago di Tiberiade – diceva lui – dove si incontrano Gerusalemme, Alessandria, Roma. Dovrà essere importante per un futuro di civiltà e di assenza di violenza". 








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