2016-04-19 15:51:00

Lesbo, testimonianza ecumenica non di facciata


Un invito partito da Atene

“I gesti compiuti e le parole pronunciate congiuntamente a Lesbo, da Papa Francesco con i due fratelli ortodossi - il Patriarca Bartolomeo e l’Arcivescovo Hyeronimus - sono stati un fatto molto importante dal punto di vista ecuemenico. Soprattutto, perché l’invito iniziale, a visitare l’isola dell’Egeo, teatro del dramma dell’immigrazione, è partito dall’Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia”. A sostenerlo è padre Athenagoras Fasiolo, archimandrita del trono ecumenico e delegato del Metropolita ortodosso d'Italia.

Il Primate che non teme le lacrime

“Sappiamo bene – spiega il rappresentante del Patriarcato ecumenico – che nell’ortodossia ci sono diverse sensibilità. L’unità di visione che esiste tra Papa Francesco e il Patriarca Bartolomeo è ben conosciuta da tutti, mentre è meno conosciuta la sensibilità nei confronti del dialogo dell’arcivescovo Hyeronimus, Primate della Chiesa Greco-ortodossa di Atene, che non si è sempre distinta per una grande apertura”. “Tuttavia bisogna riconoscere che Hyeronimus è un arcivescovo di grandi vedute e grande sensibilità. Una persona oserei dire ‘di cuore’. E’ un Primate che, così come Papa Francesco, a confronto con la disperazione dei profughi nel campo di Mòria, a Lesbo, non ha avuto paura delle lacrime, dell’emozione più profonda del suo animo. Credo che questo sia stato uno dei suoi primi importanti passi ecumenici e con lui, in questo invito, si è unito il Sinodo permanente della Chiesa di Grecia. Un invito rivolto prima a tutti i primati delle Chiese ortodosse, poi al Consiglio mondiale delle Chiese e poi a Papa Francesco che – com’è nel suo stile – ha subito risposto con grande entusiasmo”.

Un'iniziativa dei leader religiosi

Tra Francesco, Bartolomeo e Hyeronimus – prosegue padre Fasiolo – abbiamo visto una sintonia, che non era solo di facciata, di fronte ai problemi che l’umanità sta vivendo, ma è qualche cosa di molto più profondo che sta nell’animo dell’essere cristiani”. “Penso che ora l’Europa debba fare una riflessione al suo interno: la testimonianza dei tre leader cristiani ha infatti mostrato l’inadeguatezza della politica europea rispetto a un dramma umanitario che il Papa ha definito il più grave dopo la seconda guerra mondiale. Ed è sintomatico che siano stati proprio i leader religiosi a prendere l’iniziativa per smuovere il mondo di fronte a questi drammi. La concretezza dei tre laeder cristiani ha rispecchiato la concretezza dell’azione delle chiese cristiane nel settore delle migrazioni. Le grandi organizzazioni internazionali fanno molto, ma non scordiamo mai quello che avviene a livello di parrocchie, organizzazioni religiose per assistere i migranti indipendentemente dalla provenienza e dalla fede religiosa. E’ una delle grandi testimonianze della nostra epoca”.

La citazione della Charta Oecumenica 

“E’ notevole infine che nella dichiarazione congiunta firmata dai tre leader cristiani a Lesbo – conclude padre Fasiolo – ci sia un riferimento alla Charta Oecumenica del 2001. Si tratta infatti di un documento molto importante sottaciuto però per tanti anni ed è notevole che sia stato riproposto in quest’occasione proprio all’interno della Chiesa greco-ortodossa di Grecia. Mi sembra uno di qui grandi gesti che dimostrano come le relazioni fra le nostre Chiese, pur con tutte le difficoltà che esistono in ogni famiglia, vanno avanti. E che ciò che inizialmente sembra non essere stato recepito, invece, col tempo, viene recepito”.   








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