2016-04-18 15:01:00

Papa riceve Presidente Centrafrica: sostenere la pace nel Paese


Papa Francesco ha ricevuto stamani in udienza, in Vaticano, il Presidente della Repubblica Centrafricana, il prof. Faustin Archange Touadéra. Durante il colloquio, informa una nota della Sala Stampa Vaticana, “è stata rievocata la calorosa accoglienza riservata al Santo Padre nel corso della sua visita a Bangui del novembre scorso”.

Comunità internazionale sostenga la pace e lo sviluppo del Centrafrica
Nel rilevare come “il recente processo elettorale ed il rinnovamento delle Istituzioni del Paese si stiano svolgendo in un clima costruttivo a cui contribuisce il dialogo fra le confessioni religiose – prosegue il comunicato – è stato espresso l’auspicio che si sia avviato un tempo di pace e di prosperità per l’intera Nazione”. Nell’udienza, è “stato evidenziato come le conseguenze dei conflitti degli ultimi anni gravino ancora sulla popolazione, sottolineando l’importanza che la Comunità internazionale continui a sostenere lo sviluppo del Paese”.

Apprezzamento per l'opera della Chiesa nel Paese
Nel prosieguo delle conversazioni, sottolinea ancora la nota, “ci si è soffermati sui buoni rapporti bilaterali esistenti fra la Santa Sede e la Repubblica Centrafricana, esprimendo il comune intendimento che essi possano ulteriormente consolidarsi nel quadro degli strumenti giuridici previsti dal diritto internazionale”. Infine, è stato espresso “apprezzamento per il contributo che l’opera della Chiesa e dei suoi Pastori apporta alla società, particolarmente in campo educativo e sanitario, anche nella prospettiva della riconciliazione e della ricostruzione nazionale”.

Al termine dell'udienza con Papa Francesco, il Presidente Faustin Archange Touadèra al microfono di padre Jean Pierre Bodjoko, responsabile del redazione Francese-Africa della nostra emittente ha rilasciato una lunga intervista nella quale ha voluto per prima cosa ricordare la storica visita del Papa in Centrafrica:

R. - La visita del Papa in Centrafrica è stato un momento molto importante per la vita del nostro Paese. Attraversavamo un momento difficile, cruciale per la pace nel nostro Paese. C’era molta insicurezza e le nostre comunità vivevano un conflitto  frontale, ma in queste condizioni difficili il Santo Padre ci teneva ad andare in Centrafrica e questo è stato un momento molto importante, perché la sua visita è rimasta nei cuori dei centrafricani. Ha veramente tenuto dei discorsi di pace e riconciliazione che la gente ha seguito. Ha compiuto gesti che hanno segnato lo spirito centrafricani, Molti nostri concittadini hanno ascoltato quel messaggio e la pace e la sicurezza cominciano a tornare. Uno degli aspetti più importanti è che siamo riusciti ad organizzare le elezioni in un clima pacifico. Il Papa ha compiuto gesti molto importanti: ad esempio l’apertura della Porta Santa,  avvenuta per la prima volta fuori dal Vaticano e in Africa. È stato molto importante per la nostra gente. Il Papa ha poi vistato la moschea, un momento molto importante per i nostri connazionali musulmani, indimenticabile. Questo ha permesso di disinnescare una situazione esplosiva. Prima i nostri connazionali non uscivano. Quel giorno sono usciti tutti (...) La mia visita in Vaticano è un gesto simbolico per ringraziare il Santo Padre, per il suo coraggio, per le sue parole di pace. (...). Il Santo Padre ci ha concesso subito questa udienza e siamo molto onorati

D. - Lei ha parlato con il Santo Padre di possibili accordi o di un concordato tra la Santa Sede e il suo governo?

R. - Chiediamo proprio questo per inquadrare l'azione della Chiesa nel nostro Paese. Pensiamo che sia molto importante stabilire accordi tra noi e la Santa Sede.

D. - Lei è stato appena eletto Presidente del suo Paese, un Paese in cui quasi tutto deve essere ricostruito dopo una lunga crisi. Come vedete, in generale, le sfide che avete di fronte?

R. - Le aspettative della popolazione  sono grandi . (...) La gente si aspetta molto dai leader  usciti vincitori da queste elezioni. La prima priorità è la pace e la riconciliazione nazionale. Le nostre prime azioni si muoveranno nella direzione della pace e della riconciliazione, che ruota intorno al disarmo, alla smobilitazione, al reinserimento e al rimpatrio degli ex combattenti, il Drss. 

D. - Ci sono due grandi sfide : la riconciliazione e la pacificazione del Paese ...

R. Sì, come dicevo, la pacificazione passa attraverso il disarmo. Poi c'è la riforma della sicurezza: adesso dobbiamo ripristinare un esercito nazionale per garantire la sicurezza interna e alle nostre frontiere. Ma c'è anche il dialogo, perché in questo conflitto erano emersi aspetti che non conoscevamo, conflitti di religione che consideriamo artificiali. Quindi è necessario ristabilire il dialogo con tutte le nostre comunità in modo che la convivenza sia una realtà nella Repubblica Centrafricana.

D. - Quando ha presentato il suo programma elettorale come candidato alle presidenziali era cosciente della difficile impresa da compiere nel suo Paese,  considerato che durante la crisi politico-militare sono stati commessi crimini efferati? Come conciliare la riconciliazione e la giustizia?

R. - La giustizia è il cemento di questa riconciliazione. È necessario che la popolazione consideri il perdono.  Questa è la chiave:  dobbiamo perdonare. Ma dobbiamo anche perdonare secondo giustizia: ci sono state vittime e quindi la giustizia deve fare il suo lavoro. Noi, da parte nostra, crediamo veramente che la nostra giustizia sia all’altezza. Vogliamo che sia trasparente. Non ci sarà nessuna ingerenza politica o vendetta (...). Rafforzeremo quindi i nostri apparati giudiziari  perché siano all’altezza di questa missione perché, se le vittime non trovano soddisfazione, ricadremo nella violenza.

D. - In Centrafrica operano ancora gruppi armati come l’Esercito ugandese di Resistenza del Signore (Lra). Come risolvere questo problema?

R. - Oggi abbiamo un accordo con gli Stati Uniti che ci danno il loro sostegno nella lotta contro il Lra. Abbiamo poi un accordo con l'Uganda e con tutti i Paesi colpiti da questo flagello. Quindi cerchiamo di rafforzare questi accordi. Anche l'Unione Africana partecipa con noi a questa lotta.

D. - Quale sarà l'atteggiamento del suo governo verso gli ex ribelli del Seleka e gli anti-Balaka?

R. - Rientra nell’ambito del processo di disarmo e smobilitazione che riguarda tutti i gruppi armati. Abbiamo già iniziato ad incontrare individualmente tutti i leader per spiegare la nostra visione e come intendiamo affrontare la questione del disarmo e per condividere le informazioni e credo che oggi tutti sono disposti a partecipare a questo processo. È vero che ci mancano le risorse - e facciamo appello ai nostri partner perché ci sostengano –  ma la gente è stanca e vuole la pace,  purché la sosteniamo con i mezzi necessari perché quelli che vogliono tornare alla vita normale possano farlo in condizioni più dignitose per non tornare alla situazione precedente.

D. - Lei  è fautore del buon governo fondato sull’etica in un Paese segnato dalla corruzione, dal tribalismo, dai favoritismi, che sono tuttavia difficili da sradicare... ...

R. - È vero, ma non abbiamo scelta. (...) Oggi dobbiamo mobilitare le risorse e questo richiede una buona amministrazione e la lotta contro le spese in perdita di cui la corruzione è una delle cause, per cui è essenziale lottare contro questo flagello. Ci sono poi anche altri aspetti come buona governance finanziaria.

D. - Quale messaggio vuole lanciare al popolo centrafricano e anche alla comunità internazionale?

R. - La priorità estrema è la pace e la riconciliazione nazionale e la pace non può essere raggiunta senza il disarmo e senza il processo di Dsrr, quindi invitiamo tutti i nostri connazionali a cogliere questa opportunità perché possiamo andare verso il disarmo.  Disarmare e reinserire richiede mezzi, Invitiamo pertanto la comunità internazionale a sostenere questo processo. Molto è stato fatto, la comunità internazionale è stata al nostro fianco nei momenti difficili e le cose stanno iniziando ad andare meglio, ma ci sono ancora sfide e penso che per non ricadere nella situazione precedente è necessario continuare a sostenerci. 

 

 








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