2016-04-13 18:14:00

Vatileaks2. Nuzzi: Non potevo non fare il mio lavoro


“Non potevo non fare il mio lavoro”, non ritengo di aver violato “segreti di Stato”. Così il giornalista Gianluigi Nuzzi durante l’interrogatorio nella nona udienza del processo in Vaticano per appropriazione e divulgazione illecita di documenti riservati. Presenti in aula anche gli altri imputati: mons. Angel Lucio Vallejo Balda, Nicola Maio, l’altro giornalista Emiliano Fittipaldi e Francesca Immacolata Chaouqui. L’udienza, come conferma anche una nota della Sala Stampa Vaticana, è stata aggiornata al 26 aprile alle 15.30. Massimiliano Menichetti:

Rispondendo alle domande del Tribunale, accusa e difensori di parte, Gianluigi Nuzzi visibilmente emozionato, ha ripercorso la genesi del libro per il quale è imputato, spiegando che iniziò a pensare di scriverlo solo dopo aver incontrato mons. Vallejo Balda e verificato la fondatezza delle notizie ricevute. Fatto questo avvenuto dopo che Francesca Immacolata Chaouqui gli parlò di una complessa situazione in Vaticano, in relazione alla riforma voluta da Papa Francesco e che l’ex segretario di Cosea era disposto a parlargliene.

Nuzzi: "Nessun coinvolgimento di Chaouqui"
L’imputato pur confermando l’amicizia di lunga data con Chaouqui, ha escluso ogni altro coinvolgimento della donna nella vicenda, se non quello di essere stata “il contatto” con mons. Vallejo. “Non mi ha dato alcun documento” ha detto Nuzzi, spiegando che la competenza dell’ex commissario Cosea era relativa solo alla “riorganizzazione dei media della Santa Sede” e invece quella del prelato “era ben più ampia”.  

"In Vaticano situazione allarmante"
Il giornalista incontrò per la prima volta mons. Vallejo, a fine marzo 2015, presso l’Hotel Ambassador a Roma in compagnia di Chaouqui. L’ex segretario della Commissione gli parlò di “una situazione in Vaticano allarmante”, asserendo che “in Curia prosperava il malaffare”. “Per far capire - spiega Nuzzi - quale clima ci fosse in Cosea”, gli mostrò delle “foto con il suo telefonino di una cassaforte aperta con la fiamma ossidrica nei locali della Prefettura degli Affari economici e i segni di effrazione su di un armadietto blindato”. Nuzzi ha ribadito più volte durante l’interrogatorio lo stupore nel notare che “nessun giornale aveva scritto di questo”.

"Le riforme del Papa boicottate"
Mons. Vallejo secondo la deposizione avrebbe parlato di “riforme del Papa boicottate”, di “difficoltà nel reperimento di informazioni in Curia” e che tutto era “rimasto uguale” nonostante il lavoro della Commissione. Il secondo incontro tra il prelato e il giornalista avvenne a casa di Chaouqui. Nuzzi ha mostrato al presidente del Tribunale il suo taccuino degli appunti usato durante il colloquio con mons. Vallejo dove annota: “cose che non si risolvono mai”, ed “in cui - asserisce Nuzzi - lo stesso segretario di Cosea scrive la password e il proprio indirizzo email” per condividere dei documenti riservati.

"Guerra aperta in Vaticano"
Il prelato avrebbe anche mostrato al giornalista delle copie di atti riservati usando il proprio smartphone, ribadendo che “ormai l’archivio Cosea era stato imballato”. L’imputato spiega di aver ricevuto successivamente messaggi via WhatsApp in cui mons. Vallejo scriveva di una “guerra aperta in Vaticano”, dove “tutti” lottavano “per controllare la Prefettura”, dicendo di trovarsi nel “mezzo” degli scontri e di essere “attaccato”. Secondo i messaggi, per il prelato stavano “tentando di screditare quelli che” avevano “la fiducia del Papa, inventando di tutto”. Nuzzi ha anche ricordato che il monsignore gli postò una foto della sua porta di casa con segni di effrazione, tanto che il giornalista pensò ad un “avvertimento”.

"Mai violato segreti di Stato"
Sollecitato sulla violazione dei segreti di Stato e sulla asserita valenza accusatoria, Nuzzi ha risposto: “Non potevo non fare il mio lavoro, nel momento in cui si viene a conoscenza di fatti rilevanti non puoi esimerti”. Incalzato sulla opportunità o meno di pubblicare documenti segreti ha replicato che non “gli è sembrato si trattasse di segreti di Stato” o che “siano stati violati segreti” di questo tipo, ma che nel caso concreto “sussistesse un interesse pubblico rilevante” relativo solo a “privilegi, fondi extracontabili, ecc...”.

"Archivio Cosea al macero"
Poi ha fatto riferimento ad una foto dell’archivio Cosea inviatagli da mons. Vallejo in cui apparivano degli scatoloni con su scritto “documenti da distruggere”. Nuzzi ha ribadito al Tribunale che all’epoca dei fatti ha pensato “che se quei pacchi stavano andando al macero non erano segreti”.

"Mons. Vallejo come un editor"
L’interrogato ha confermato di aver incontrato più volte l’ex segretario di Cosea al quale, “come se fosse un editor”, chiedeva spiegazioni sul materiale al quale il prelato gli aveva dato accesso. Ha escluso qualsiasi forma di “minaccia o sollecitazione” nei confronti di mons. Vallejo, dicendosi invece “rispettoso, attento e riguardoso”. Nuzzi ha confermato uno scambio di messaggi con mons. Vallejo in cui parlavano della Chaouqui, la quale "pensava di avere un ruolo" nella Segreteria per la Comunicazione. "Commentai - spiega il giornalista - che sarebbe rimasta male" che "era una persona inaffidabile", che "commetteva troppi pasticci".

Il caso Ior
Nuzzi non ha mai ricevuto email dal prelato, ma al contrario gli ha segnalato, “durante il lavoro d’inchiesta per il libro”, “una fonte tedesca" che gli "parlava di una truffa o riciclaggio da parte dello Ior”. “Mons. Vallejo – ha confermato Nuzzi - a sua volta avrebbe segnalato il fatto all’Autorità di Informazione Finanziaria della Santa Sede".

I testimoni
Al temine dell’udienza il Tribunale ha anche deciso sulle richieste dell’Ufficio del promotore di Giustizia e degli avvocati di parte in relazione ai testimoni. All’Accusa è stato accordato uno sfoltimento poiché ha rinunciato a chiamare il Comandante della Gendarmeria, Domenico Giani, e i gendarmi Minafra e Alessandrini. Sono state invece respinte le richieste da parte dell’avvocato di mons. Vallejo, che chiedeva le testimonianze aggiuntive dell’avvocato Cesare Sammauro e del dott. Enrico Rosini. Respinta anche la richiesta del legale di Francesca Immacolata Chaouqui a chiamare in udienza Luigi Bisignani.








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