2016-04-13 07:57:00

Ue e Roma bocciano il muro del Brennero, ma Vienna va avanti


Non ci sono fatti che giustifichino le misure di controllo al Brennero. E’ l’Italia a chiedere all’Unione europea di verificare con urgenza la compatibilità con Schengen degli annunci dell'Austria di voler ripristinare i controlli interni. Ma Vienna va avanti nella sua decisione. Francesca Sabatinelli:

Porta la firma dei ministri dell’interno e degli esteri italiani Alfano e Gentiloni la lettera indirizzata al Commissario Ue per l’immigrazione, Avramopoulos, con la quale Roma chiede all’Unione di intervenire su Vienna e sulla decisione di rafforzare i controlli al confine con l’Italia. Non esiste la necessità, spiega la missiva, che contraddice Vienna anche in merito ai flussi migratori, registrati più dall’Austria verso l’Italia che al contrario, spiegano Gentiloni e Alfano. Che la barriera non sia la soluzione giusta ne è convinto anche Avramopoulos, per il quale è necessaria una politica dell’immigrazione che non chiuda i confini interni.  La polemica assume toni sempre più forti, con Renzi che da Teheran sollecita a Vienna il rispetto delle regole e, soprattutto, a non adottare posizioni in contrasto con le regole dell’Ue. Ma gli austriaci non recedono, avviano i lavori di costruzione del muro e annunciano i controlli dal primo giugno, sul modello di quello creato tra Austria e Slovenia, fatto di recinzioni, reti e tende.

Di fronte a questi fatti, diventa sempre più forte l’attesa per la prossima visita di Papa Francesco a Lesbo. Carlotta Sami, portavoce per il Sud Europa dell’alto commissariato Onu per i rifugiati, al microfono di Antonella Palermo:

R. – Un gesto di grande valore simbolico, che ci ha fatto tirare un grande sospiro di sollievo, sapendo che il Papa si recherà lì. E’ un gesto molto importante, di vicinanza. In questo momento, gesti come questo hanno un valore fondamentale, perché purtroppo la crisi è una crisi globale e quello che amareggia è vedere uno scarso impegno, anche morale, a livello europeo, nei confronti di questa crisi. Servono quindi degli impegni molto concreti, ma anche la capacità di trasmettere ai cittadini europei il senso dell’importanza di accogliere chi sta fuggendo da una guerra.

D. – Potrà, secondo lei, avere delle ricadute politiche nel breve termine?

R. – Noi lo speriamo molto e so che sull’isola sono molto contenti di questa visita. Speriamo che possa avere un impatto positivo nello scegliere come portare avanti la gestione degli arrivi di queste persone. E speriamo che possa avere un impatto nel convincere ad aprire più strade legali per queste persone, per poter arrivare in Europa e nel mondo in modo sicuro, senza dover rischiare la vita dei propri figli in mare.

E tra le decine di migliaia di persone costrette a fuggire dai loro Paesi in guerra ci sono anche storie di speranza. Come quella del giovane violinista, Alaa Arsheed, riuscito arrivato in Italia dalla Siria. Carlotta Sami racconta la sua storia:

R. – I rifugiati sono persone come noi e ci sono anche tanti artisti che vivono in esilio. E quando siamo andati in Libano e in Giordania abbiamo incontrato questo giovanissimo violinista, la cui famiglia è stata spezzata letteralmente dalla guerra. I genitori sono degli artisti e la loro galleria d’arte in Siria è stata distrutta. Grazie a un semplice tweet che abbiamo fatto dal Libano, e che è stato letto dalla Fondazione Fabbri in Italia, Alah ha potuto avere una piccola borsa di studio. E solo questo piccolo aiuto, che è durato pochi mesi – due o tre mesi – gli ha permesso, però, di arrivare in modo legale, sicuro, in aereo, in Italia. Ha fatto domanda di asilo in Italia e in pochissimi mesi – in cinque o sei mesi – ha finalmente ottenuto lo status. Ora è qui, sicuro, ma non è solo sicuro, sta anche sviluppando moltissimi progetti, ha delle grandi idee che dimostrano la sua generosità.

 








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