2016-04-13 11:01:00

Mons. Vitillo: troppi bambini muoiono per Aids


E’ in corso, in questi giorni, all’Ospedale Bambino Gesù di Roma una conferenza internazionale, promossa da Caritas Internationalis, per tracciare una road map per la cura e il sostegno dei bambini malati di Aids. L’evento, che riunisce personalità di numerose organizzazioni di ispirazione religiosa, si propone di spingere governi e compagnie farmaceutiche ad allargare l’accesso dei medicinali antiretrovirali ai bambini affetti da Hiv. Alessandro Gisotti ne ha parlato con mons. Robert Vitillo, consigliere speciale di Caritas Internationalis per l’Aids:

R. – Siamo molto preoccupati della situazione dei bambini che vivono con l’Hiv/Aids, perché abbiamo fatto molti progressi a livello degli adulti, nel rispondere e procurare l’accesso ai medicinali per gli adulti; ma molto meno per i bambini. Per questo, vorremmo focalizzarci sul problema specifico dei bambini, di esaminare come possiamo fare di più per questi bambini: se loro non hanno accesso ai medicinali, un terzo muore prima del loro primo compleanno e la metà muore prima del secondo compleanno.

D. – Oggi solo il 32%, quindi praticamente un terzo dei bambini malati di Aids, riceve le cure antiretrovirali: cosa si può fare per l’altro 68%?

R. – Bisogna espandere l’accesso: questo è l’unico modo! Ci sono medicinali che si possono usare per tentare di fortificare il sistema immunitario, ma veramente hanno bisogno di queste combinazioni di medicinali antiretrovirali. Bisogna fare molto di più: bisogna diagnosticare ai bambini la loro malattia e poi mantenerli nel trattamento antiretrovirale.

D. – Quando si parla dei bambini malati di Aids, non si può non parlare delle mamme: cosa si sta facendo a livello mondiale ma anche come Caritas Internationalis, per sostenere le mamme, oltre che i bambini?

R. – Prima di tutto, Caritas Internationalis ha lanciato una campagna per diagnosticare e trattare le mamme e i bambini: abbiamo lanciato questa campagna nel 2009. Le Nazioni Unite hanno lanciato una campagna simile, però dopo di noi. Noi attualmente collaboriamo molto con Unaids, per promuovere questo trattamento delle madri: perché quando a una donna si fa una diagnosi precoce, poi si inizia il trattamento e quindi c’è una possibilità molto minore di trasmettere il virus al bambino. In questo modo, siamo riusciti a fare molto per ridurre il numero dei bambini infetti, però ancora ci sono bambini malati e dobbiamo identificarli precocemente per iniziare il trattamento. L’Oms raccomanda che tutti i bambini infetti ricevano questi trattamenti. Ma esiste un grave problema: manca una scelta di medicinali per questi bambini, e poi non abbiamo i dosaggi e le formulazioni adatte per uso pediatrico. Abbiamo qualche medicinale, ma non basta. Dunque dobbiamo anche incoraggiare le case farmaceutiche a fare più ricerca e sviluppare altre opzioni per questi medicinali.

D. – A giugno ci sarà un incontro di alto livello alle Nazioni Unite, proprio sull’Aids. Cosa possono fare le organizzazioni di ispirazione religiosa cristiane, e non solo, come Caritas Internationalis?

R. – Questo è uno degli obiettivi di questa conferenza all'Ospedale Bambino Gesù: di scambiarci le nostre esperienze, di identificare i problemi e gli ostacoli per l’accesso a questi medicinali, ma anche di fare “advocacy” per spingere i governi e anche le industrie farmaceutiche a fare di più. E’ questo uno degli obiettivi di questa riunione di alto livello. Molte delle organizzazioni fondate sulla fede, come la Caritas Internationalis, hanno lo status per fare “advocacy” presso le Nazioni Unite; e noi saremo lì, durante la riunione a New York. Così potremo formulare delle proposte da portare ai governi in questa riunione. Ci sarà anche una dichiarazione politica durante questa riunione e i governi dovranno promettere di seguire questa dichiarazione. Dunque, potremo dopo fare i conti con i governi, per verificare se loro implementeranno queste raccomandazioni!








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