2016-04-12 14:21:00

Vescovi Colombia: sentenza iniqua il via libera alle nozze gay


“Una sentenza iniqua”: così mons. José Miguel Gómez Rodríguez, vescovo di Facatativá, in Colombia, commenta la decisione della Corte Costituzionale del Paese che, nei giorni scorsi, ha dato il via libera al così detto “matrimonio ugualitario”, ovvero tra persone dello stesso sesso. “In comunione con tutti i fedeli cattolici e con tutte le persone timorate di Dio e dei suoi comandamenti – scrive il presule in una nota – esprimiamo il nostro dolore di fronte a tale sentenza”.

Sentenza contraria alla legge naturale
“Con serena sicurezza – ribadisce mons. Gómez Rodríguez – denunciamo l’abuso d’ufficio perpetrato dalla Corte Costituzionale e ricordiamo a tutti che, anche nel più profondo rispetto per le diversità e nella garanzia della promozione costante dei diritti umani e della giustizia sociale, questa decisione va contro la legge naturale e, di conseguenza, contro l’umanità, contro la famiglia e contro la società”.

Non esiste fondamento per analogie tra matrimonio e unioni gay
Ricordando, inoltre, quanto scritto da Papa Francesco nell’esortazione apostolica post-sinodale “Amoris laetitia”, il vescovo di Facatativá afferma: “Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia” (n. 251). La Corte Costituzionale colombiana si è pronunciata giovedì scorso, con sei voti a favore e tre contro. Il Paese diventa, così, il quarto del Sud America (dopo Argentina, Brasile e Uruguay) ad avere detto sì ai matrimoni egualitari. Tra i sostenitori dell’iniziativa anche il Capo dello Stato, Juan Manuel Santos, che aveva parlato di discriminazioni contro le coppie omosessuali.

Famiglia formata da uomo e donna garantisce sano sviluppo dei bambini
​Da ricordare che, a novembre 2015, la Corte Costituzionale colombiana aveva già detto sì alle adozioni di minori per le coppie gay. Anche in quel caso, i vescovi avevano affermato che quella decisione violava i diritti fondamentali dei bambini mettendo al primo posto i diritti degli “adottanti”. “Riaffermiamo - si leggeva nella nota diffusa cinque mesi fa - la ferma convinzione che la famiglia composta da uomo e donna è il luogo privilegiato per offrire ai bambini le massime garanzie per una sana crescita e sviluppo, non solo nell'ambito materiale, ma anche sul piano psicologico, affettivo, etico e morale”. (I.P.)








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