I giovani sono chiamati a essere “testimoni coraggiosi” della fede, perché questa è “la vostra vocazione e missione”. È quanto ha affermato il patriarca caldeo Mar Louis Raphael I Sako, in un incontro con i giovani di Baghdad, che si è tenuto nel fine settimana all’Hindyia Club nel contesto degli eventi ancora in programma per la Pasqua. Nel messaggio ai giovani cristiani della capitale e di tutto il Paese, ripreso dall'agenzia AsiaNews, il Patriarca ha invitato a “prendere in seria considerazione” la scelta di “donare la vita a Dio” tramite il sacerdozio e la vita consacrata. E ha aggiunto che “la vostra Chiesa in Iraq sta soffrendo e, per questo, ha ancora più bisogno di voi”.
All'incontro presente anche il nunzio in Iraq
Alla serata, che si è tenuta l’8 aprile scorso, erano presenti il vescovo ausiliare
di Baghdad Basilio Yaldo, padre Amer Gammo, padre Meyassar Behnam, padre Majid Maqdassi
e suor Ghufran, che hanno lavorato a lungo per preparare l’evento, dal punto di vista
spirituale e culturale. Fra le personalità invitate il nunzio apostolico in Iraq mons.
Alberto Ortega Martin e il segretario, mons. George, oltre al numero due del patriarca
nella capitale, mons. Shlemon Warduni. L’incontro fra Sako e i giovani ha registrato
la presenza di almeno 350 fra ragazzi e ragazze provenienti dalle diverse parrocchie
di Baghdad, insieme a sacerdoti, suore e religiosi.
I giovani devono mantenere viva la fede, la speranza e la volontà di cooperare
Rivolgendosi ai giovani, Sako ha ricordato che essi “rappresentano il futuro della
Chiesa e della società”, per questo è importante prestare attenzione affinché crescano
“nel modo giusto”. Per questo essi devono “mantenere viva la fede, la speranza, la
determinazione e la volontà di cooperare”. Inoltre, devono prepararsi “all’ambiente
in cui lavorano”, costruire “una personalità forte basata sulla verità e l’amore”
e raggiungere una piena maturità attraverso “la comprensione, l’analisi e il confronto”.
Sako ai giovani: non lasciatevi trascinare dalla cultura del sospetto
Sottolineando il bisogno di una piena “armonia e integrazione” fra l’interno e l’esterno,
il Patriarca Sako esorta ragazzi e ragazze a “istruirsi e formare una mente aperta”,
che non si faccia trascinare “nelle chiacchiere e nella cultura del sospetto”. “Ponetevi
degli obiettivi - sottolinea il capo della Chiesa caldea - e lavorate duramente per
raggiungerli”, con “fiducia e saggezza”. Infine, il Patriarca caldeo ha ricordato
l’importanza di una partecipazione quotidiana alla vita della Chiesa e la testimonianza
costante della fede attraverso l’ascolto della parola di Dio, la preghiera e la partecipazione
alle attività in programma.
La Chiesa caldea chiede la liberazione dei territori occupati dall'Is
Intanto i vertici del Patriarcato caldeo hanno diffuso una nota per precisare la posizione
della Chiesa sulle “deportazioni” dei profughi cristiani e l’esodo in atto nella comunità.
Sottolineando la grande opera compiuta per gli sfollati di Mosul e della piana di
Ninive, Mar Sako e i vescovi auspicano una “cooperazione internazionale, regionale
e nazionale” per la “completa liberazione” dei territori ancora nelle mani dello Stato
islamico. A questo potrà seguire “il rientro di tutte le famiglie nei territori di
origine”.
Appello a sacerdoti e uomini di Chiesa: non favorire la fuga dei cristiani
Analizzando l’emergenza rifugiati nel recente incontro della Chiesa caldea, tenuto
ad Ankawa (Erbil, nel Kurdistan irakeno) il 5 aprile, il patriarca e i vescovi hanno
chiesto a sacerdoti e uomini di chiesa di non farsi coinvolgere nei progetti che favoriscono
la fuga dei cristiani. Essi condannano inoltre quanti favoriscono la tratta per motivi
economici, politici, mediatici, pur lasciando libera scelta a ciascun fedele o gruppo
familiare di “emigrare attraverso i canali legali e istituzionali”. (J.M.)
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