2016-04-11 17:48:00

Amoris Laetitia: Francesco e la mistica del quotidiano


Un linguaggio vicino all’esperienza

“Mi pare sia stata recepita, inevitabilmente, innanzitutto la novità linguistica di questo documento. Questo linguaggio vicino all’esperienza, di qualcuno che sta accanto alle famiglie, che è in qualche modo ‘di casa’. Un linguaggio che riconosce anche la bellezza dell’esperienza, perché ci sono tanti aspetti invisibili della vita familiare che pur essendo fondamentali non sono mai stati raccontati”. “La dimensione emotiva, quella del linguaggio del corpo, anche la dimensione erotica. Quest’ultima viene raccontata qui con grande delicatezza nella sua importanza, perché è un cemento dell’unione, un modo di esprimere un’unità che è sempre una sorpresa coltivare e che se invece viene censurata diviene qualcosa di perverso. Questa novità linguistica, questa aderenza all’esperienza, questo partire dal piccolo per poi parlare del grande, com’è tipico dello stile mistico di Papa Francesco, mi pare sia stato colto subito”.

Chiara Giaccardi, ordinario di Sociologia e Antropologia dei Media all’Università cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha firmato con il sociologo Mauro Magatti l’introduzione all’edizione San Paolo dell’Amoris Laetitia di Papa Francesco. Così commenta la sua recezione ai nostri microfoni.

Il Papa reintroduce il tempo

“Il testo ha deluso chi si aspettava delle nuove regole perché Papa Francesco – giustamente – non ha ceduto ai ricatti né da una parte né dall’altra, perché sta operando su un piano diverso. In un suo libro sulle parabole Romano Guardini scrive che più alte sono le realtà e meno è possibile trovare una regola per parlarne. Questo è uno di quei casi. Papa Francesco fa un’operazione molto diversa: reintroduce la dimensione del tempo. La regola è atemporale: c’è un sì o un no, c’è una prescrizione che va bene per tutti e chi non la segue è fuori. La regola è astratta e non tiene conto della pluralità delle situazioni. Il Papa con la gradualità reintroduce l’idea di un cammino, uno spazio, che si percorre nel tempo. E questo riguarda tutto ciò che ha a che fare con l’esperienza umana perché siamo esseri incompiuti, in divenire. Questo vale per il singolo, per la famiglia, per la società e per la Chiesa. Il Papa, con il suo metodo sinodale, reintroduce questa dinamica della misericordia. Noi vorremmo la statica del giusto o sbagliato: ‘sì o no, dentro o fuori’, che è un’astrazione atemporale. Il Papa reintroduce il tempo: noi camminiamo insieme, con il ritmo salutare della prossimità, nessuno deve sentirsi escluso, ma non ci fermiamo. Andiamo avanti usando la misericordia come bussola e vedremo…”.

Concreto, cioè universale

“Un’altra parola chiave del testo è concretezza, perché l’astrazione produce scarti. La realtà è concreta e l’astrazione produce categorie rigide che tagliano fuori tutto ciò che non corrisponde a quei ‘cassetti’ limitati. Il Papa fa un movimento opposto: parte dalla ricchezza della realtà, da quel mosaico interpellante fatto di sogni, desideri e drammi che sono le famiglie. Ma ci ricorda che la concretezza non è il frammento, il particolare che non si può ridurre a unità, ma è il volto che assume l’universale nella storia. Gesù è concretezza, l’incarnazione è concretezza. E’ una carne che non è solo carne, qualcosa di singolare, di unico e di sacro e non di particolare che rimanda solo a se stesso. E’ un movimento che fatichiamo a capire perché abituati a contrapporre universale particolare. Invece il concreto è l’universale che respira nella sua carne. E’ questa la mistica del quotidiano che ci sta insegnando Francesco: vedere la grandezza nel piccolo”. 








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