2016-04-10 08:00:00

Spagna, nessun accordo sul governo: verso nuove elezioni a giugno


È sempre instabilità politica in Spagna. Socialisti, Ciudadanos e Podemos non riescono a trovare un’intesa sulla formazione di un governo a quattro mesi dalle elezioni. Se non sarà formato un esecutivo entro il 2 maggio, saranno convocate nuove elezioni per il 26 giugno. Il leader del partito antisistema, Pablo Iglesias, ha lanciato una consultazione tra i suoi iscritti sulla partecipazione di Podemos al governo con i socialisti di Pedro Sanchez e i centristi guidati da Albert Rivera. Alla luce degli ultimi sondaggi che confermano lo stato d’ingovernabilità della Spagna, Daniele Gargagliano ha raccolto il commento di Alfonso Botti, professore di Storia Contemporanea dell’Università di Modena e Reggio Emilia:

R. – Eventuali nuove elezioni politiche porterebbero ad una situazione molto simile all’attuale - con l’unica differenza rappresentata da un crollo di Podemos di circa 5 punti - ma un arretramento di tutte le altre forze politiche, ad eccezione forse di Ciudadanos, che perderebbe di meno o manterrebbe le posizioni, i seggi acquisiti il 20 dicembre. Riproporrebbe una situazione di stallo, questa prospettiva, quella che sta spingendo le forze politiche, in questi ultimi giorni che restano, a fare il possibile per trovare una soluzione. Adesso, infatti, si sta parlando di un allargamento del patto tra Partito Socialista e Ciudadanos al Partito Popolare, anche perché se c’è una cosa sulla quale si è caratterizzata la posizione del Partito Popolare di Rajoy in questi mesi è l’immobilismo.

D. – L’ago della bilancia, al momento, rimane Podemos, che ha lanciato una consultazione tra i suoi iscritti sull’accordo per il governo. Il quesito sembra posto in modo tale da far saltare l’accordo. In caso di sconfitta nella consultazione, Iglesias ha fatto capire che potrebbe anche lasciare. Il partito di Iglesias rischia di perdere consenso e autorevolezza agli occhi dei suoi stessi elettori?

R. – Questa è certamente una possibilità reale. Le elezioni del 20 dicembre hanno creato una situazione nuova. Ci sono stati due sconfitti e due vincitori: sono stati sconfitti il Partito Popolare e il Partito Socialista e hanno vinto Podemos e Ciudadanos. Nessuna, però, delle quattro forze politiche è stata in condizione di avere i numeri per costituire una maggioranza. Da questo punto di vista, è molto interessante guardare il tipo di trattative, di negoziati che ci sono stati in questi mesi, e l’impressione complessiva è che si tratti di culture politiche, quelle dei quattro partiti, che sono poco avvezze alla mediazione e invece più propense a porre pregiudiziali o a porre veti. La situazione spagnola resta fermamente in bilico tra il vecchio sistema politico dei partiti e il nuovo, che non è riuscito a nascere proprio per l’esito contraddittorio delle elezioni del 20 dicembre.

D. – E’ ipotizzabile in futuro un governo di grande coalizione con socialisti e popolari?

R. – Questa era l’idea che aveva avuto Rajoy all’indomani delle elezioni. Sulla carta i numeri per una grande coalizione ci sono: sia per una semigrande coalizione tra il partito  Popolare e il Partito Socialista, sia per una coalizione tra socialisti, popolari e Ciudadanos. La questione è che una coalizione di questo tipo porterebbe, io credo, un’infinità di voti a Podemos. Sarebbe la riproposizione del “vecchio”, appena riaggiornato, riformulato, però sostanzialmente del “vecchio”, quindi lascerebbe grande spazio politico a chi propone un cambiamento più sostanziale.

D. – C’è un rischio di disamoramento verso la politica da parte dei cittadini spagnoli?

R. – Certo, è un rischio più che reale. Nel caso si dovesse andare a nuove elezioni politiche, io penso che l’affluenza alle urne sarebbe sensibilmente più bassa di quella delle ultime elezioni del 20 dicembre, proprio perché c’è una disaffezione nei cittadini alla politica e una critica ai partiti, che non sono riusciti a trovare un accordo.








All the contents on this site are copyrighted ©.