Il Papa ha celebrato ieri pomeriggio una Messa nella Cappella Redemptoris Mater, situata nel Palazzo Apostolico, in occasione del 25.mo anniversario del Centro Studi e Ricerche “Ezio Aletti”, un centro di ricerche sul Cristianesimo dell’oriente europeo, fondato dal padre gesuita Marko Ivan Rupnik all’indomani della caduta dei regimi comunisti dell’Est Europa, e nel 20.mo anniversario dell’Atelier dell’Arte ad esso collegato. Un’ottantina le persone presenti. Proprio al direttore del Centro Aletti, il gesuita padre Marco Ivan Rupnik, si deve la realizzazione dei magnifici mosaici che costituiscono la decorazione di questo luogo di culto. Il servizio di Adriana Masotti:
Le letture della liturgia sono quelle del giorno: la prima propone la parte finale di quella storia della guarigione dello storpio alla Porta Bella del Tempio che aveva fatto tanto clamore a Gerusalemme e per la quale gli apostoli Pietro e Giovanni erano stati messi in carcere, rimproverati e minacciati affinché non parlassero più in nome di Gesù. Ma loro avevano scelto di obbedire a Dio dando ancora testimonianza delle cose vissute con Gesù di cui erano testimoni, affermavano, insieme allo Spirito Santo. Papa Francesco lo sottolinea: nessuno può dare testimonianza da solo, ci vuole la grazia dello Spirito Santo.
Chi testimonia la fede vive la beatitudine della persecuzione
Ma poi un uomo saggio, Gamaliele, aveva convinto
il Sinedrio di lasciarli andare, non senza prima averli fatti flagellare. E gli apostoli,
dice il Papa, se ne andarono lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi
a causa del nome di Gesù. Francesco afferma che, parlando "da ragioniere”, nel bilancio
la testimonianza è sempre una perdita. La testimonianza porta alla sofferenza, alla
persecuzione, è l’ultima delle Beatitudini: beati i perseguitati, beati quando diranno
ogni sorta di cose contro di voi, mentendo, a causa mia... allora rallegratevi. Le persecuzioni e le sofferenze sono dunque parte della
testimonianza cristiana. Qualcuno può pensare,
afferma il Papa, che si tratti di una spiritualità masochista, ma è la spiritualità
del Regno di Dio:
"Quando gli Apostoli chiedono a Gesù: 'Ma noi abbiamo lasciato tutto. Cosa ci aspetta?'. 'Avrete il centuplo di quello che avete lasciato, con persecuzione, cioè con sofferenza, con dolore anche con calunnie'. Anche le persone che non versano il sangue, ma che vivono silenziosamente, senza giudicare, che danno testimonianza di mitezza, sempre … perdono, sempre non guadagnano".
Non si può servire il Signore e il dio denaro
La testimonianza cristiana non è per guadagnare, continua
Francesco:
"Se io seguo Gesù Cristo per guadagnare, seguo il dio denaro, l’altro padrone, con il quale non si può servire con Dio, il Signore. O l’uno o l’altro".
Il cristiano non è un arrampicatore
Del Vangelo il Papa sottolinea come, dopo la moltiplicazione
dei pani e dei pesci, Gesù rifiuta il successo e preferisce di nuovo ritirarsi da
solo sul monte:
"Il cammino cristiano non tollera gli arrampicatori, non è per arrampicarsi, per farsi vedere, per pavoneggiarsi, come la vanità, è per seguire Gesù. E Gesù lo si segue sempre sulla strada del servizio, della testimonianza, dell’abbassamento, della condiscendenza e questo ci dà pace e felicità".
La Madonna è il mezzo per fare scendere Gesù
Infine, il Papa racconta che a lui piace tanto recitare
il Rosario davanti ad un’icona della Madonna. Nel quadro, dice, sembra che Maria sia
al centro, invece, a guardar bene ha il Bambino e le mani della Madonna sono così
come uno scalino e il Bambino che scende. La Madonna è lo strumento per fare scendere
Gesù. Il centro è sempre Gesù che scende e
la Madre è colei che ha reso possibile questo miracolo del suo abbassamento per essere uno
di noi. Preghiamo gli uni gli altri, è la conclusione
di Francesco, perché il Signore ci dia la grazia di dare vera testimonianza con la forza dello
Spirito Santo e anche con la beatitudine della persecuzione o delle umiliazioni e
delle tante cose che il Signore ha subito nella sua vita.
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