“Mettercela tutta. Rassegnarsi mai” è il titolo del messaggio dei vescovi messicani presentato ieri, a conclusione della loro Assemblea plenaria. Due mesi dopo la visita di Papa Francesco nel Paese, i presuli sottolineano che “il messaggio del Pontefice è calato nel profondo e ci ha lasciato delle sfide che dovremmo affrontare”, ribadendo poi il loro impegno ad andare avanti con coraggio di fronte alle difficoltà che “oscurano, deprimono e distruggono” la nazione. La risposta dei vescovi è un invito a non sprecare il grande patrimonio culturale e la diversità di risorse del Paese e di lavorare insieme “senza egoismo” in un progetto comune.
Uniti nell’essenziale, cioè la fede stessa
Durante la conferenza stampa per la presentazione
del messaggio conclusivo della Plenaria, si è riflettuto sul discorso rivolto ai vescovi
da Papa Francesco nel corso del suo viaggio apostolico nel Paese, lo scorso febbraio.
Un discorso dai toni netti che il rieletto presidente della Conferenza episcopale,
il cardinale Francisco Robles Ortega, ha affermato sia stato accolto dall'episcopato
non "come un rimprovero”, e che se "anche così fosse, il Papa ne avrebbe comunque
il diritto, in quanto massima autorità della Chiesa”. E ancora il porporato ha detto:
“Le parole del Papa ci sfidano ad una riflessione sui nostri atteggiamenti nella missione
che portiamo avanti”. Anche il neosegretario generale dell’episcopato, mons. Alfonso
Miranda, ha affermato che sebbene ci siano delle “differenze” tra i vescovi come indicato
dal Pontefice, “queste sono piuttosto una ricchezza che non intacca l’unità, perché
il corpo episcopale è unito nell’essenziale, cioè la fede stessa”.
Non possiamo costruire muri tra di noi
“Il Messico deve essere costruito come una famiglia
dove nessuno è di troppo”, afferma l’episcopato nel suo messaggio, invitando a lavorare
e ad impegnarsi insieme, in comunione di fede. “Non possiamo costruire muri tra di
noi, né per altri - si legge nel testo - Siamo un popolo che sa darsi una mano a vicenda
e costruire ponti al di là delle differenze: riconoscerle e parlarne faccia a faccia
ci fa crescere nella verità e nell’unità”. “Mettercela tutta” - la frase usata da
un giovane e ripresa più volte dal Papa durante il suo viaggio in Messico - è per
i vescovi “un vero criterio cristiano per far fronte alla tentazione di credere nella
vittoria della morte e di pensare che la corruzione, la droga, il narcotraffico, la
violenza, l’impunità e il consumismo siano le offerte da proporre”. I vescovi, quindi,
dicono "no" alla “rassegnazione” e al “vivere inginocchiati davanti al male”, perché
non si può “calpestare la speranza di vivere in una società giusta e fraterna”.
La marijuana per uso medicinale
A proposito del dibattito sulla possibile legalizzazione
dell’uso della marijuana, il presidente dell’episcopato messicano, interpellato dai
giornalisti, ha dichiarato che i vescovi “non demonizzano” l’uso di tale erba a scopo
medicinale, ma sono contrari a una legislazione
che ne permetta l’uso ludico. Il cardinale Robles ha spiegato che, nonostante la Chiesa
non sia stata invitata a partecipare ai cinque dibattiti organizzati dal governo sull’argomento,
essa ha presentato la sua posizione il mese scorso, durante un incontro organizzato
dalla Pontificia Università del Messico. “Spetta alla scienza analizzare fino a che
punto questa sostanza sia un bene per l’uomo e quali siano i rischi del suo utilizzo”,
ha detto il porporato, sottolineando che non si tratta di “legalizzare o autorizzare
con leggerezza” l’uso della marijuana, ma di capire, ad esempio, i danni che la dipendenza
da essa provoca sui giovani, sulle famiglie e sulla società. (A cura di Alina Tufani)
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