“In qualsiasi altro Paese, il Capo dello Stato avrebbe dato le dimissioni”: così, in una nota, il Consiglio sudafricano della Chiese (Sacc) commenta la sentenza con cui, nei giorni scorsi, la Corte Costituzionale nazionale ha riconosciuto che il Presidente sudafricano Jacob Zuma ha violato la Costituzione, impiegando fondi pubblici per ristrutturare la sua residenza privata di Nkandla.
Fondi pubblici usati a scopo privato
La vicenda riguarda le spese sostenute ufficialmente per rafforzare le misure di sicurezza
della villa di campagna del Capo di Stato, ma in realtà è emerso che denaro pubblico
è stato utilizzato per costruire, all’interno del complesso residenziale, nuove strutture
come una piscina e un anfiteatro. In un intervento televisivo, Zuma ha respinto la
richiesta di dimissioni avanzata dall’opposizione ed ha negato di aver “agito in modo
disonesto”, affermando di non essere stato al corrente di irregolarità. Ha però ammesso
che “avrebbe potuto gestire molte cose in modo diverso” ed ha promesso che rimborserà
parzialmente lo Stato delle spese sostenute, pari a 15 milioni di dollari.
Ripristinare fiducia nell’integrità costituzionale
Le mancate dimissioni del Presidente – scrive la Sacc – dimostrano che il Sudafrica
“non è una democrazia normale”. Soddisfazione, quindi, viene espressa per la sentenza
della Corte, che “è servita per ripristinare, nel popolo, la fiducia nell’integrità
costituzionale della nazione” e per progredire nell’innalzamento del “livello di responsabilità
come nazione”. Ribadendo la necessità che i fondi sottratti “siano restituiti rapidamente”,
il Consiglio delle Chiese auspica che il Presidente riconosca “il disastro che ha
provocato” e che il Parlamento “adotti con urgenza adeguate misure correttive per
ripristinare la fiducia della popolazione nel ruolo di supervisione proprio dell’esecutivo”.
Il Presidente Zuma ammetta le sue colpe
“Ci aspettiamo – sottolinea la Sacc – che il Presidente Zuma ammetta le sue colpe,
si scusi con i cittadini contribuenti e scelga le opzioni politiche migliori per ripristinare
la fiducia nell’Ufficio di presidenza che egli occupa”. “Non crediamo di chiedere
troppo, date le circostanze”, conclude la nota. (I.P.)
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