Nella città siriana di Sadad si registrano i primi ritorni di famiglie cristiane che erano espatriare in Eutropa per sfuggire alle violenze del conflitto. Lo riferisce ai media russi Suleiman al Khalil, sindaco della città situata nella provincia di Homs. “I cristiani che avevano lasciato la Siria per l'Europa cominciano a tornare a Sadad e anche in altre città” riferisce Khalil, aggiungendo che i ritorni sono favoriti dalla fiducia suscitata dal successo delle operazioni militari sostenute dalla Russia e dalla perdurante tenuta del cessate il fuoco concordato a Monaco di Baviera il 12 febbraio.
A Sadad compiuti massacri. Trovate fosse comuni
Sadad prima del conflitto era una città di circa 12mila abitanti, perlopiù cristiani
assiri e siro ortodossi. Negli anni di guerra, almeno mille di loro erano fuggiti
fuori dalla Siria, compreso l’arcivescovo Selwanos Boutros Alnemeh, metropolita siro-ortodosso
di Homs e Hama. Secondo fonti ecclesiastiche locali, nell'ottobre 2013 durante la
temporanea conquista della città da parte dei jihadisti di al Nusra, sarebbero stati
compiuti massacri sulla popolazione civile, confermati dal ritrovamento di una fossa
comune con almeno 30 cadaveri. Lo scorso novembre, anche i jihadisti del sedicente
Stato Islamico (Daesh) avevano provato a riconquistare la città, attaccando i posti
di blocco dell'esercito siriano.
Il rientro dei cristiani
Negli ultimi tre mesi – riferisce il sindaco Suleiman al Khalil – almeno cento cristiani
di Sadad fuggiti fuori dalla Siria hanno fatto ritorno alle proprie case, e si attende
presto il rientro di altri duecento. La città si trova a 14 chilometri dalla strada
che unisce Damasco a Homs, ed è disseminata di ben 15 chiese. (G.V.)
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