2016-04-05 14:58:00

Panama Papers. Prof. Paniccia: in corso una guerra economica


Continuano ad affiorare nomi eccellenti dall’inchiesta “Panama Papers” sulla creazione di conti in paradisi fiscali. Le rivelazioni hanno innescato proteste e l’apertura di indagini in diversi Paesi. Dal dossier emerge un mondo di potenti che sembra poter aggirare regole e fisco a proprio beneficio. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, il prof. Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici all'Università di Trieste e direttore della Scuola di Competizione Economica Internazionale di Venezia:

R. – Emergono subito alcune considerazioni: la prima è che capiamo quanto sia difficile combattere il mondo oscuro della speculazione, dell’evasione e della corruzione, se intere classi dirigenti di decine e decine di nazioni hanno usufruito di questi vantaggi. La seconda è che vi potrebbero essere degli obiettivi che meno hanno a che fare con la ricerca della giustizia e della verità, se cominciamo ad analizzare più approfonditamente i contenuti delle carte stesse. Si tratta di ben 11,5 milioni di file, dai quali è immediatamente emerso il nome di Putin. Quindi, da un lato, capiamo che la questione è diffusa ed è veramente globale ed internazionale. Dall’altro, dobbiamo capire meglio se non vi siano anche degli obiettivi “meno nobili” nelle carte di Panama.

D. – Lo studio su questa enorme banca dati sembra legato, oltre che ad un consorzio di giornalisti, anche ad un apparato complesso…

R. – Per quanto i giornalisti del consorzio internazionale siano 190, di oltre 60 Paesi, appare difficile la conduzione di file di queste dimensioni, che hanno più il sapore di un’agenzia specializzata. E naturalmente, poiché la centrale del consorzio dei giornalisti ha un riferimento a Washington, è evidente il sospetto di un’agenzia per colpire, all’interno di una caldissima e turbolenta stagione elettorale americana, nemici storici - in questo caso Putin - ma forse anche per diffondere una serie di notizie su presunti amici o alleati.

D. – Può essere questa inchiesta il riflesso di una “Guerra Fredda” in corso?

R. – Una guerra economica, destinata a mio parere a continuare, non solo tra potenze, tipo Guerra Fredda, ma anche all’interno delle stesse Unioni. Non vi è alcun dubbio che, seppur in una chiave più ridotta, i Paesi europei, che dovrebbero essere assolutamente alleati, coesi, si fanno una guerra molto forte e combattono spesso anche con mezzi sleali. Non a caso, ancora una volta, sono coinvolte in queste cose oscure molte banche europee, anche in Paesi che sono alla guida dell’Unione, come per esempio la Germania e il Lussemburgo. Direi che questo è un fatto su cui dobbiamo riflettere moltissimo. I punteggi - i rating - tutte queste cose con le quali conviviamo da anni, dovrebbero tenere più conto non solo dei Pil, dei debiti e di altri indicatori economici, ma anche di un indicatore etico. E allora credo che avremmo delle grosse sorprese. Spesso additiamo Paesi tra gli ultimi della classe, e poi scopriamo che i primi sono in liste come questi dei “Panama Papers”.








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