2016-04-05 12:49:00

Cantelmi: sul gender psicologi "zittiti" dai loro Ordini


La libertà di ricerca scientifica va tutelata e non può essere soggetta ad intimidazioni. Così il presidente dell’Associazione Italiana Psichiatri e Psicologi cattolici, Tonino Cantelmi, su Avvenire denuncia la vicenda di alcuni psicologi “zittiti” dai loro Ordini, a seguito di esposti, per aver espresso opinioni difformi sul tema del gender o dell’omogenitorialità. Sebbene la letteratura scientifica non abbia espresso una parola definitiva nel merito, spiega Cantelmi, alcuni professionisti rischiano la sospensione o addirittura la radiazione. Paolo Ondarza lo ha intervistato:

R. – Alcuni psicologi in maniera, a mio parere, subdola preparano degli esposti abbastanza “copia e incolla” nei confronti di altri psicologi che, in alcuni dibattiti pubblici per esempio, hanno sostenuto l’inopportunità di alcuni estremi della teoria gender o qualche perplessità sull’omogenitorialità… Questi esposti arrivano poi alle Commissioni deontologiche, le quali inevitabilmente aprono dei procedimenti. C’è da dire anche un’altra cosa ancora peggiore, dal mio punto di vista, e cioè che il Consiglio nazionale degli Ordini degli psicologi ha sposato un documento, secondo il quale la cosiddetta teoria gender non esiste... Peccato che proprio un mese fa l’"American College of Pediatricians", (il Collegio degli Psichiatri Americani), ha pubblicato un documento critico proprio sulla teoria del gender (“Gender Ideology Harms Children”, trad: “L’Ideologia gender danneggia i bambini” - ndr).

 D. – A dimostrazione che gli studi scientifici sono tutti aperti in questo campo…

 R. – Ecco, proprio questo è il punto: io ho fatto una ricerca, analizzando un po’ tutti gli studi scientifici dagli anni Sessanta a oggi sul tema dell’omogenitorialità, e dire che la questione sia risolta mi sembra veramente superficiale e semplicistico. La cosa che mi colpisce è pensare che in qualche modo ci sia una posizione già definita e raggiunta: ecco, questo lo trovo veramente ridicolo. Tutta la scienza va avanti per ipotesi e disconferme di queste ipotesi.

 D. – Gli psicologi che sono stati ripresi con procedimenti disciplinari hanno espresso in qualche modo opinioni lesive nei confronti delle persone omosessuali?

 R. – Alcuni li conosco personalmente e sono assolutamente sicuro, anche perché poi ci sono delle videoregistrazioni, che non ci sia nulla di lesivo o nulla di ingiurioso o diffamante. Si tratta di un dibattito…

 D. – Mi faccia un esempio: che tipo di affermazione potrebbe essere soggetta a un esposto e poi ad un provvedimento disciplinare?

 R. – Colui che fa un esposto dichiara che lo psicologo ha citato soltanto alcuni studi e non altri ancora e quindi ha assunto una posizione parziale. Ma così rischiamo di sopprimere – quello che è in gioco, dal mio punto di vista – la libertà degli psicologi, la libertà di esprimersi, ma anche la libertà di fare ricerca. Se oggi io facessi una ricerca partendo dall’ipotesi – in scienza si fanno sempre delle ipotesi – che l’omogenitorialità potrebbe essere un fattore di rischio per la salute mentale, forse rischierei una campagna denigratoria contro di me, come se fosse un’ipotesi omofoba.

 D. – Professore, quindi anche lei, con queste affermazioni, potrebbe essere in qualche modo vittima di una denuncia di qualche tipo. E’ spaventato, quando rilascia queste dichiarazioni?

 R. – No, assolutamente. Credo di esprimere opinioni molto di buon senso e sono pronto anche a dimostrarlo… In realtà, questo è già avvenuto nei miei confronti: nel 2008 sono stato vittima di una campagna assurda, condotta da alcuni quotidiani, per aver affermato che laddove c’è una distonia, quindi una non accettazione del proprio orientamento, è lecito offrire un aiuto psicoterapeutico.

 D. – Qualche collega più giovane di lei potrebbe però sentirsi spaventato ad affermare cose di questo tipo…

 R. – Sono tutti molto spaventati, in realtà. Non è un clima nel quale è possibile esprimere con libertà la propria opinione. Uno psicologo mi ha telefonato ed è stato vittima di uno di questi esposti: è una persona che io conosco personalmente, una persona eccellente, accurata, sensibile… E ovviamente confidiamo nella saggezza della Commissione deontologica. Però, sono giorni di preoccupazione, di ansia, in cui una persona rischia di essere sospesa, in alcuni esposti si chiede addirittura la radiazione… Ma se diamo spazio a questo tipo di esposti, questo psicologo poi si sottrarrà a futuri dibattiti e avrà quindi difficoltà a mettersi in gioco.

 D. – Lei su “Avvenire” scrive: “Oggi le associazioni Lgbt possono far dimettere un politico, boicottare una industria, ma non si dovrebbe impedire la libertà di ricerca scientifica”. Quindi, si prende atto di una pressione che viene esercitata a livello pubblico?

 R. – La pressione è micidiale e questo riguarda anche la stampa. Noi abbiamo visto manager costretti a dimettersi per aver urtato la comunità gay, noi abbiamo visto grandi industriali dover chiedere scusa per aver espresso un’opinione personale pubblicamente, che non corrispondeva alle attese della comunità gay… Ma – detto tutto questo – io credo che almeno nell’ambito della ricerca scientifica, dell'insegnamento, delle opinioni, si debba lasciare libertà di espressione. Non possiamo essere vittime di una pressione sociale così potente!








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