2016-04-04 14:35:00

Mons. Gugerotti: Ucraina soffre dimenticata, grati per appello del Papa


Operazioni chirurgiche senza anestesia, ragazzine madri abbandonate negli orfanotrofi dopo abusi di guerra, “pendolarismo” lungo zone del fronte per trovare di che vivere: questi e molti altri drammi si consumano ogni giorno in Ucraina, nel silenzio pressoché totale dei media. A parlarne è il nunzio apostolico nel Paese, mons. Claudio Gugerotti, che esprime gratitudine a nome della gente per l’appello di Papa Francesco, ieri al Regina Coeli, e per la colletta pro-Ucraina lanciata per il 24 aprile nelle chiese cattoliche d'Europa. L’intervista è di Alessandro De Carolis:

R. – In Ucraina, operano la Chiesa greco-cattolica, di rito bizantino, che è ampiamente maggioritaria nel Paese, e la Chiesa latina, anch’essa molto attiva e presente nel Paese. Nella zona in cui vi sono le difficoltà più rilevanti, questa nostra presenza cattolica è molto minoritaria. E’ stata costruita una rete di aiuto e di sostegno, che è riconosciuta ampiamente e con gratitudine anche dalle autorità governative. La Chiesa cattolica si è molto mobilitata, anche al di là delle proprie forze, con centri di vario genere, di cui si occupano soprattutto le Caritas, ma non solo. Quindi, mense per i poveri, centri di riabilitazione per i bambini, case di accoglienza soprattutto per le mamme con bambini nati in condizione grave, perché la violenza scatenata in quei territori ha spesso creato situazioni drammatiche, con le ragazzine negli orfanotrofi che sono rimaste incinte, senza nessuno, e le suore di Don Orione – per esempio – che hanno una casa per queste ragazze madri, si sono prese cure di loro. C’è poi una grande necessità di farmaci: molto spesso si opera senza anestetici, perché non arrivano… La Chiesa mostra veramente un’attività e una attenzione caritativa estremamente encomiabile.

D. – Colpisce il fatto che, ieri, nel suo appello, Papa Francesco, all’interno della grande sofferenza che vive la popolazione ucraina, abbia voluto mettere in risalto la condizione di due categorie particolari: i bambini e gli anziani…

R. – Sì, le vittime sono per il 60% persone anziane. I bambini sono abbandonanti se hanno perso i genitori o se in casa c’è soltanto la madre – e sono molti i casi – perché l’accesso agli asili nido è soltanto per il 40% delle richieste, quindi la mamma, in queste circostanze, non può lavorare e non può mantenere la famiglia, perché deve stare con i bambini… Queste persone sono completamente abbandonate e questo per due ragioni. In quella regione, una parte notevole delle persone in età lavorativa se ne è andata e nessuno si occupa di quelli che sono rimasti e che non sono indipendenti. L’altro aspetto, molto delicato, è dato dal fatto che i sussidi sono elargiti dalle autorità ucraine soltanto nel territorio sotto controllo ucraino, ma molta gente fa la pendolare costantemente, avanti e dietro. E questo soprattutto le donne anziane. Io ho visto – perché il Papa mi ha chiesto di andare a visitare queste zone per la Pasqua nella zona non controllata dalle forze ucraine e in cui ci sono ancora le operazioni belliche – che ci sono file, file di donne che, dopo aver percorso chilometri a piedi, attraversano il check-point, nella zona controllata dalle forze ucraine, per riscuotere la pensione e comprare qualche cosa a prezzi accessibili. E sa, con il clima che c’è in queste terre, senza alcun riparo, in una zona totalmente circondata da mine, questo costituisce un pericolo costante! Ci sono già state persone che non sono sopravvissute a questo sforzo continuo… Ho incontrato bambini della terza classe elementare che hanno completamente dimenticato come si scrive e come si legge… E’ una cosa che va avanti da moltissimo tempo: ogni notte si spara, c’è una instabilità totale, c’è la paura di qualsiasi cosa… I bambini naturalmente assorbono questo in modo drammatico e ci vorrà una riabilitazione di anni per riuscire ad aiutarli a superare questa crisi.

D. – Questa sua descrizione fa pensare che il conflitto ucraino sia ritornato all’attenzione generale soprattutto grazie alle parole di Papa Francesco, altrimenti sarebbe finito tra i cosiddetti conflitti “dimenticati” dai media…

R. – Mi duole dirlo, ma solo per l’intervento di Papa Francesco! Da tempo ormai di questo conflitto non si parla più nei media. Assolutamente! E questa è una cosa gravissima, perché tra l’altro è un conflitto in Europa, di proporzioni ampie e drammatiche. E’, tra l’altro, un conflitto che mette a rischio la stabilità di tutta la zona e non soltanto della zona europea. Quando non si parla di una cosa, la cosa non esiste… Naturalmente, l’Ucraina è molto grata al Papa, perché è un appello ad una colletta fatta in Europa ed è molto interessante questo: dice che siamo in Europa e l’Europa fa una colletta per se stessa. Il Santo Padre non si ferma a fare valutazioni di carattere strategico, ma laddove c’è la sofferenza, lui parla e vuole esserci.








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