2016-04-04 14:30:00

Iraq. Sospeso sacerdote: sperperava al gioco fondi per i rifugiati


Il sacerdote caldeo Amer Saka, che si era auto-denunciato per aver dissipato in Canada i fondi raccolti per essere destinati al sostegno dei rifugiati provenienti dal Medio Oriente, è stato temporaneamente sospeso dall'esercizio del ministero sacerdotale e la sua vicenda è stata portata a conoscenza delle autorità civili dalla stessa eparchia caldea di Mar Adday a Toronto, a cui è affidata la cura pastorale dei cristiani caldei presenti in territorio canadese.

Misure tempestive prese a livello ecclesiastico
In un comunicato diffuso dai canali ufficiali patriarcali e pervenuto all'agenzia Fides, il Patriarcato di Babilonia dei Caldei interviene sul caso che sta addolorando la comunità caldea in Canada, sottolineando la tempestività delle misure prese anche a livello ecclesiastico e mettendo in guardia da strumentalizzazioni e generalizzazioni sommarie. Un singolo caso – si legge nel comunicato patriarcale – non può essere preso a pretesto per accusare in maniera indistinta tutti i sacerdoti.

Il sacerdote si è auto-denunciato
E' stato lo stesso sacerdote, residente in Ontario, ad auto-denunciarsi al vescovo Emanuel Shaleta, dopo aver sperperato in lotterie e giochi d'azzardo 500mila dollari canadesi che erano stati raccolti tra i cristiani canadesi per costituire un fondo a favore dei cristiani mediorientali desiderosi di fuggire dalla Siria e dall'Iraq per ricongiungersi ai propri familiari già emigrati in Canada.

Non prendere a pretesto questo caso per diffamare la Chiesa caldea
Nel comunicato patriarcale, si fa riferimento alla fragilità umana, si prende atto che il sacerdote ha riconosciuto il suo errore e si esprime l'augurio che nessuno prenda a pretesto la vicenda per diffamare la Chiesa caldea nel suo complesso. Si esprime fiducia nelle indagini intraprese intorno al caso dalle autorità giudiziarie canadesi, e si ribadisce la necessità – più volte richamata dal Patriarca Louis Raphael Sako - di trovare forme adeguate per curare la formazione permanente del clero e seguire la crescita spirituale e pastorale dei sacerdoti in tutte le diocesi.

Il Patriarca Sako: il sacerdozio è una missione, non un business
​Il Patriarca caldeo Louis Raphael I aveva rivolto già nel luglio 2013 una lettera ai preti caldei in cui si prendeva atto che la debolezza nell'esercizio dell'autorità centrale, la vacatio di numerose sedi episcopali, la mancanza di sicurezza e lo stato di perenne emergenza socio-politica vissuto dall'Iraq avevano avuto “effetti anche sulla identità dei sacerdoti e sulla loro spiritualità”, creando una “situazione che non può continuare” e che va affrontata con risolutezza riscoprendo la sorgente di grazia e il vero volto della vocazione e della missione sacerdotale. In quella lettera il Primate della Chiesa caldea si era riferito anche ai casi di sacerdoti che “non predicano o, quando lo fanno, trasformano le loro omelie in insulti o in richieste di soldi”. Il sacerdozio – ripeteva in quel messaggio il Patriarca, riecheggiando anche recenti richiami di Papa Francesco, “è una missione, non una professione o un business”. (G.V.)








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