Dopo oltre 24 ore di combattimenti con i separatisti armeni dell’autoproclamata Repubblica del Nagorno-Karabakh, l’Azerbaigian ha annunciato un "cessate il fuoco unilaterale". L’annoso conflitto a bassa intensità, che va avanti dal 1988, si è riacceso nella notte tra venerdì e sabato. Le parti si sono accusate a vicenda di aver violato la fragile tregua e sul terreno si contano almeno 30 vittime di entrambi gli schieramenti. Appello del presidente russo Putin perché le parti cessino i combattimenti. Il servizio di Marco Guerra:
Un portavoce del Ministero della Difesa azero ha detto che la decisione sul cessate il fuoco fa seguito ai diversi appelli internazionali a mettere fine alle violenze che ancora si registravano fino a questa mattina lungo la linea del confine. L’Azerbaigian avverte però che saranno liberati tutti i territori occupati “se le forze armene non fermeranno le provocazioni”. Lo scambio di accuse è reciproco e da entrambi i lati si contano le vittime. Nei brevi ma intensi combattimenti di ieri Baku ha registrato la perdita di 12 soldati e un elicottero e un carro armato andati distrutti, mentre i miliziani armeni hanno stilato un bilancio di 18 morti e 35 feriti. Ci sarebbero state anche vittime tra i civili. Le Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione mentre il presidente russo Putin ha chiamato i capi di Stato armeno e azero per far osservare il cessate il fuoco. In campo anche la Turchia che però ha dichiarato sostegno “fino alla fine” all’Azerbaigian.
Una regione contesa
Il Nagorno-Karabakh si trova all'interno dell'Azerbaigian
ma è controllato dalla popolazione di etnia armena dalla fine delle guerra separatista
nel 1994, conflitto iniziato con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, di cui entrambi
i territori facevano parte, e costato la vita ad oltre 30mila persone. In questi due
decenni non è mai seguito un accordo di pace, così come non è mai stato definito lo
status dell'enclave. L’autoproclamata Repubblica caucasica ora è sostenuta dall’Armenia.
Il territorio venne infatti assegnato negli anni ’20 del secolo scorso da Stalin all’Azerbaigian
che ha una popolazione a maggioranza musulmana sciita, ma la popolazione locale del
Nagorno-Karabakh resta tuttora di etnia armena e di religione cristiana. Nella turbolenta
regione persistono anche molti interessi economici legati al passaggio dei gasdotti
diretti dal Mar Caspio all’Europa.
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