2016-04-02 11:52:00

Pensioni: sindacati in piazza per cambiare la legge Fornero


In Italia sindacati uniti oggi in piazza per cambiare la legge Fornero sulle pensioni attraverso l'introduzione della flessibilità in uscita: manifestazioni a Roma, Napoli e Venezia. Dalla città lagunare la leader Cgil Camusso chiede di riscrivere lo statuto dei lavoratori, mentre il collega della Uil Barbagallo dal capoluogo partenopeo spiega: “La gente è insoddisfatta del governo”. Da Roma la segretaria Cisl Annamaria Furlan annuncia 'un'iniziativa unitaria sulla rivalutazione delle pensioni' per il prossimo 19 maggio. Paolo Ondarza le ha chiesto quali le motivazioni della protesta odierna:

R. – Una mobilitazione per cambiare la nostra legge previdenziale: una legge che senza distinguere da lavoro a lavoro, tiene fino 66-67 anni - e poi andremo anche oltre - uomini e donne sul posto di lavoro, con a casa i figli e alcune volte i nipoti disoccupati. E’ evidente che non va bene, come non va bene il fatto che i nostri pensionati e le nostre pensionate abbiano perso quasi il 30 per cento del loro potere di acquisto negli ultimi 15-20 anni. Credo che vada immediatamente cambiata questa legge! Abbiamo bisogno di creare posti di lavoro per i giovani e di consentire dopo 40-41 anni di lavoro di poter scegliere di andare finalmente in pensione. Noi abbiamo una nostra proposta, ma manca in modo eclatante la proposta del governo: quindi l'esecutivo convochi le parti sociali e iniziamo insieme un lavoro per cambiare questa legge.

D. – Finora siete stati ignorati, come sindacati?

R. – Su questo tema assolutamente sì! E per la verità non solo su questo tema… Guardi, la cosiddetta Legge Fornero è partita male proprio perché è stata fatta senza alcun incontro con le parti sociali e conoscendo poco il mondo del lavoro. Lavorare a 65-66-67 anni su una gru portuale, su una impalcatura, ma anche dover seguire 20-25-30 bambini nelle tante classi italiane è impossibile! Ci vuole competenza per fare una legge pensionistica e la competenza ce l’ha chi ha la rappresentanza del lavoro e quindi imprese e sindacato.

D. – Oggi lei  ha annunciato anche una nuova manifestazione sulla rivalutazione delle pensioni: manifestazione che potrebbe svolgersi il mese prossimo…

R. – E’ una manifestazione organizzata dalle nostre categorie dei pensionati, perché il potere di acquisto delle pensioni è davvero crollato. Bisogna creare una certezza equilibrata, ma che dia le condizioni che essere pensionato, che essere pensionata, non necessariamente - dopo una vita di lavoro – significhi povertà! Questo vale per gli attuali anziani, ma vale anche per i giovani: con questa legge previdenziale, col sistema di calcolo, i giovani – che peraltro arrivano tardi al lavoro, dopo anni di precariato – avranno, e questo è ovvio, un domani delle pensioni troppo, troppo basse.

D. – Il Paese invecchia; i pensionati saranno sempre di più; si fanno pochi figli… Avranno questi giovani un giorno la pensione? Cosa sta facendo il governo per questo?

R. – Il governo su questi temi purtroppo è in ritardo su tutto! Noi dobbiamo creare condizioni di risposte per i giovani, per il loro futuro pensionistico e di dignità per i tanti anziani e le tante anziane del nostro Paese. L’invecchiamento è una cosa positiva, se si può vivere con dignità; se si vive quasi esclusivamente in condizioni di povertà, è ovvio che assume un significato ben diverso…

D. – In questa ottica si può inserire anche il capitolo politiche familiari?

R. – Certo! Le politiche per la famiglia sono fondamentali. Se il Paese ha retto in questi anni di crisi, è proprio per la famiglia e spesso gli anziani hanno dovuto sostenere i figli, le figlie, ma anche i nipoti e le nipoti. Il tema dello sviluppo, il tema dell’economia reale, il tema degli investimenti pubblici e privati, nelle infrastrutture devono essere prioritari nell’agenda del governo.

D. – Per questo è urgente – voi dite – nominare subito un nuovo ministro per lo Sviluppo economico…

R. – Assolutamente si! E’ assolutamente necessario: abbiamo – purtroppo! – migliaia di aziende in crisi, ma abbiamo anche bisogno di ripartire sul tema della crescita e dello sviluppo, grande assente nel nostro dibattito italiano.








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